Corriere della Sera

L’esponente centrista guida la commission­e Bilancio, posto chiave per gestire la Regione

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Al mercato dei voti una scheda con tanto di preferenza in tempi di magra poteva essere pagata anche appena 5 euro e un candidato era pronto a rubare il «bottino» del Banco alimentare per regalare pasta e formaggi in cambio di suffragi. Chi aveva un’intera famiglia poteva aspirare a un posto da precario, anche 15 mila euro anno lordi. Ecco il contesto per certi versi miserabile descritto dai magistrati che segnano a Palermo un altro punto di non ritorno per la politica siciliana.

Perché a finire agli arresti domiciliar­i per queste storiacce di «corruzione elettorale» dell’estate 2012, oltre a un finanziere corrotto, Leonardo Gambino, e due candidati non eletti, Franco Mineo e Giuseppe Bevilacqua, sono due deputati dell’Assemblea regionale in carica. Uno poco conosciuto, Roberto Clemente del Pid-Cantiere popolare. L’altro ben noto alle cronache, non solo a quelle politiche, Nino Dina, vecchio corso del potere locale, svezzato da Totò Cuffaro, bersaglio delle inchieste sulla cosiddetta «mafia bianca», sempre sgattaiola­to, pronto a riciclarsi nell’Udc, addirittur­a nella maggioranz­a che regge la tormentata giunta della mancata «rivoluzion­e» di Rosario Crocetta.

Adesso tutti prendono le distanze. Crocetta picchia duro sulle complicità mafia-politica. E l’Udc fa sapere che Dina si era autosospes­o dal partito dopo un’altra inchiesta sul suo feudo elettorale, fra Vicari e Corleone. Ma la verità è che barcolla o forse crolla la figura di un politico al centro della scena di Palazzo dei Normanni, alla guida della commission­e-chiave, il

L’imbarazzo

Bilancio, una sorta di rubinetto per alimentare disegni di leggi, sostegni a imprese e precari, cuore di ogni manovra. Come l’ultima per tentare di tappare la falla da oltre 3 miliardi che ha già portato la Regione sull’orlo del commissari­amento.

Tema riproposto dopo questa ennesima sberla a un parlamento che la scorsa legislatur­a ha visto finire agli arresti 6 dei 90 deputati e adesso ne ha 27 indagati per appropriaz­ione indebita, scambio di favori, assunzioni fuori regola. Un’immagine pessima per lo Statuto autonomist­ico sempre più soggetto alle critiche di chi vorrebbe fare piazza pulita.

A una ipotesi drastica si pensa dal 2012, quando Raffaele Lombardo fu costretto a dimettersi

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Il video Il candidato Giuseppe Bevilacqua (a destra di spalle) ripreso dalla Finanza

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