Il vertice della Cassazione: la Ue è una scusa. Il viceministro Costa: no, rischiavamo sanzioni
La riforma della responsabilità civile dei magistrati? Una scelta che «suona come un avvertimento se non come una minaccia». Farà sì che il giudice «che tiene famiglia adotterà le soluzioni più caute e meno coraggiose». E’ dura la denuncia del primo presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce. Ad un seminario sulla norma boccia senza mezzi termini la scelta «tutta politica e soprattutto tutta italiana». «Il governo — dice il primo presidente della Cassazione — ha usato la scusa dell’Europa per fare modifiche che nessuno gli aveva chiesto».
«Sì che l’Europa ce lo chiedeva. Ci aveva messo in mora e ciò avrebbe determinato una sanzione da decine di milioni di euro», replica a distanza il viceministro della Giustizia, La cerimonia Il primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce all’inaugurazione dell’anno giudiziario ascolta il Guardasigilli Andrea Orlando Enrico Costa. E il sottosegretario Cosimo Ferri aggiunge: «In realtà l’Europa ha chiesto all’Italia di includere i casi di violazione manifesta della legge tra le ipotesi in cui lo Stato deve rispondere per l’operato del Giudice. Quanto poi alla responsabilità del giudice, il legislatore su richiesta del governo ha mantenuto a tutela del magistrato la garanzia di incorrere in responsabilità solo nei casi di negligenza inescusabile. La
La riforma
Il 24 febbraio la Camera ha approvato una nuova normativa sulla responsabilità civile dei magistrati stessa Cassazione ha confermato l’importanza di questa garanzia in difesa dell’autonomia e indipendenza della Magistratura ed ha escluso la possibilità di ricusare il giudice, che ti sta giudicando. L’unica criticità rimane la soppressione del filtro su cui il Governo sta monitorando eventuali effetti distorsivi della disciplina».
Nell’aula magna della Cassazione, però, Santacroce lancia l’allarme: «Si colpisce il cittadino sul piano della sua tutela, incentivando nel giudice una mentalità impiegatizia, che lo induce a decisioni meno rischiose, soprattutto se in gioco ci sono grossi personaggi o grandi interessi». E invita a «guardarsi dalle semplificazioni, come “chi sbaglia paga”: è giusto punire i magistrati che sbagliano ma è meglio farlo sul piano degli avanzamenti di carriera o sul piano disciplinare».
Con l’auspicio che «le rassicurazioni del ministro Orlando e del capo dello Stato Mattarella possano rasserenare il clima» Santacroce si dice «certo che i giudici ne daranno la giusta interpretazione». Per ora, conclude, «si può solo vedere come la legge funziona, ed eventualmente correggerla».
Già, come va? Per ora il numero dei procedimenti contro lo Stato, promossi da cittadini scontenti, a due mesi e mezzo dall’entrata in vigore della legge è «limitatissimo, meno di 10» ha accertato il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini. Per questo, si sente di esprimere «prudente ottimismo». Ma assicura che il Csm monitorerà «l’evoluzione applicativa di questa disciplina», non solo dal punto di vista quantitativo. Ricordando che alla Corte Costituzionale «già pendono due questioni sollevate dai giudici di merito», Legnini però evidenzia come « il legislatore spesso riversa sulla giurisdizione il compito di risolvere temi che non ha affrontato o non vuole affrontare» e per questo cresce «il rischio di esposizione dei giudici all’azione risarcitoria proprio su argomenti sui quali il legislatore non è ancora intervenuto». E questo «determina un sovraccarico della giurisdizione e un crescente disallineamento tra norma e fatto».