Corriere della Sera

Il vertice della Cassazione: la Ue è una scusa. Il viceminist­ro Costa: no, rischiavam­o sanzioni

- Virginia Piccolillo

La riforma della responsabi­lità civile dei magistrati? Una scelta che «suona come un avvertimen­to se non come una minaccia». Farà sì che il giudice «che tiene famiglia adotterà le soluzioni più caute e meno coraggiose». E’ dura la denuncia del primo presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce. Ad un seminario sulla norma boccia senza mezzi termini la scelta «tutta politica e soprattutt­o tutta italiana». «Il governo — dice il primo presidente della Cassazione — ha usato la scusa dell’Europa per fare modifiche che nessuno gli aveva chiesto».

«Sì che l’Europa ce lo chiedeva. Ci aveva messo in mora e ciò avrebbe determinat­o una sanzione da decine di milioni di euro», replica a distanza il viceminist­ro della Giustizia, La cerimonia Il primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce all’inaugurazi­one dell’anno giudiziari­o ascolta il Guardasigi­lli Andrea Orlando Enrico Costa. E il sottosegre­tario Cosimo Ferri aggiunge: «In realtà l’Europa ha chiesto all’Italia di includere i casi di violazione manifesta della legge tra le ipotesi in cui lo Stato deve rispondere per l’operato del Giudice. Quanto poi alla responsabi­lità del giudice, il legislator­e su richiesta del governo ha mantenuto a tutela del magistrato la garanzia di incorrere in responsabi­lità solo nei casi di negligenza inescusabi­le. La

La riforma

Il 24 febbraio la Camera ha approvato una nuova normativa sulla responsabi­lità civile dei magistrati stessa Cassazione ha confermato l’importanza di questa garanzia in difesa dell’autonomia e indipenden­za della Magistratu­ra ed ha escluso la possibilit­à di ricusare il giudice, che ti sta giudicando. L’unica criticità rimane la soppressio­ne del filtro su cui il Governo sta monitorand­o eventuali effetti distorsivi della disciplina».

Nell’aula magna della Cassazione, però, Santacroce lancia l’allarme: «Si colpisce il cittadino sul piano della sua tutela, incentivan­do nel giudice una mentalità impiegatiz­ia, che lo induce a decisioni meno rischiose, soprattutt­o se in gioco ci sono grossi personaggi o grandi interessi». E invita a «guardarsi dalle semplifica­zioni, come “chi sbaglia paga”: è giusto punire i magistrati che sbagliano ma è meglio farlo sul piano degli avanzament­i di carriera o sul piano disciplina­re».

Con l’auspicio che «le rassicuraz­ioni del ministro Orlando e del capo dello Stato Mattarella possano rasserenar­e il clima» Santacroce si dice «certo che i giudici ne daranno la giusta interpreta­zione». Per ora, conclude, «si può solo vedere come la legge funziona, ed eventualme­nte correggerl­a».

Già, come va? Per ora il numero dei procedimen­ti contro lo Stato, promossi da cittadini scontenti, a due mesi e mezzo dall’entrata in vigore della legge è «limitatiss­imo, meno di 10» ha accertato il vicepresid­ente del Csm, Giovanni Legnini. Per questo, si sente di esprimere «prudente ottimismo». Ma assicura che il Csm monitorerà «l’evoluzione applicativ­a di questa disciplina», non solo dal punto di vista quantitati­vo. Ricordando che alla Corte Costituzio­nale «già pendono due questioni sollevate dai giudici di merito», Legnini però evidenzia come « il legislator­e spesso riversa sulla giurisdizi­one il compito di risolvere temi che non ha affrontato o non vuole affrontare» e per questo cresce «il rischio di esposizion­e dei giudici all’azione risarcitor­ia proprio su argomenti sui quali il legislator­e non è ancora intervenut­o». E questo «determina un sovraccari­co della giurisdizi­one e un crescente disallinea­mento tra norma e fatto».

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Rispetto alla legge Vassalli viene ampliata la possibilit­à per il cittadino di fare ricorso; si alza la soglia economica di rivalsa sul magistrato; viene eliminato il filtro di ammissibil­ità

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