I centimetri di velo e la battaglia politica in Iran
L’estatesta arrivando, le temperature già sfiorano i 30 gradi, e tante ragazze iraniane spingono sempre più il velo obbligatorio indietro sulla testa. E la polizia religiosa? Su ciò che debba fare gli ayatollah non sono d’accordo.
A partire soprattutto dagli anni Novanta, le iraniane hanno conquistato pian piano centimetri di libertà per i propri capelli. La versione più «morbida» del velo è diventata la norma per una fascia di giovani «liberal». Le vedi per strada, sulla metro, al lavoro con i loro striminziti fazzoletti e soprabiti attillati, accanto ad altre donne avvolte nel nero e lungo chador. Certo, si scontrano con strette periodiche delle autorità che mirano a scoraggiare forme di abbigliamento e acconciature definite «non-islamiche». Ma dopo l’elezione del presidente Rouhani due anni fa, la spinta per le libertà personali si è fatta ancora più intensa, viste le sue promesse riformiste. «Non puoi mandare la gente in paradiso a colpi di frusta», ha detto per esempio.
Quando diverse ragazze «malvelate» sono state sfregiate con l’acido nella città di Isfahan, Rouhani ha denunciato i colpevoli negando che agiscano nel nome dell’Islam (benché ci sia in parlamento chi vorrebbe legalizzare le azioni di vigilantes come quelli). Ad aprile, poi, ha parlato direttamente agli agenti di polizia. «Il lavoro della polizia non è di applicare l’Islam, nessun poliziotto può dire che le sue azioni sono sanzionate da Dio o dal Profeta». Commenti cui la stampa riformista iraniana ha dato risalto. Nella disputa è però intervenuto di recente la Guida Suprema Ali Khamenei — dicendo proprio il contrario. A una assemblea di comandanti della polizia ha dichiarato che la loro priorità è «applicare il volere di Dio». Così Khamenei rassicura i sostenitori più conservatori, già infastiditi dai colloqui sul nucleare e che temono politiche più moderate anche sul fronte interno. Ma la partita non è chiusa. A maggio Rouhani è tornato a dire che gli agenti non sono «esperti di religione». Anche se poi alla fiera del libro di Teheran la polizia religiosa piantonava l’entrata.
Malvelate
Rituale preestivo: una poliziotta iraniana ammonisce una ragazza «malvelata» (Getty Images). In basso donne di diverse generazioni con l’hijab in una strada di Teheran: dal fazzoletto al chador al foulard. Per legge le donne malvelate potrebbero essere punite con le frustate: di fatto ricevono di solito un ammonimento e vengono costrette a promettere di non farlo più