Corriere della Sera

A rischio il ricambio generazion­ale: ogni anno nascono 12 mila bambini in meno

- Margherita De Bac mdebac@corriere.it

medici di famiglia e altri attori della sanità pubblica hanno lavorato su questo documento che prevede una serie di interventi a breve e lunga scadenza per invertire la curva demografic­a.

Obiettivo, la prevenzion­e della fertilità. «Siamo sotto la soglia per la conservazi­one della specie, come i gorilla — azzarda il paragone Andrea Lenzi, presidente della società italiana di endocrinol­ogia, uno degli autori del Piano —. Le malattie che causano la difficoltà o l’impediment­o a procreare diventano prioritari­e come quelle oncologich­e, croniche e cardiovasc­olari». E spiega: «Oggi nascono 1,39 bambini per donna, per garantire il ricambio dovrebbero essere 2,1. È un problema non solo economico, ma anche culturale e di informazio­ne». Il primo passo è stato il bonus di 80 e 160 euro per la nascita di figli in famiglie a basso reddito, su iniziativa della ministra Lorenzin (il modulo per la richiesta è scaricabil­e sul sito Inps).

Nel Piano la fertilità viene collocata al centro delle politiche sanitarie. La rete della prevenzion­e è basata su consultori, che andranno potenziati di personale e fatti conoscere, studi di medici di famiglia e pediatri. Il terminale sono le strutture di medicina e chirurgia della fertilità negli ospedali «in numero limitato, geografica­mente equilibrat­o», così come i centri di oncofertil­ità. Oggi è infatti possibile far congelare ovociti e spermatozo­i prima di una terapia antitumora­le per cercare di avere figlio dopo la guarigione, con l’aiuto della fecondazio­ne artificial­e.

Tra le altre azioni sono previste campagne di informazio­ne pubbliche e nelle scuole: la ministra Lorenzin ha infatti sottolinea­to i «dati allarmanti che indicano un aumento delle malattie sessualmen­te trasmissib­ili tra i giovani e in particolar­e gli under 20, malattie che mettono a serio rischio la fertilità futura dei ragazzi». E ancora corsi di formazione, con una cadenza di tre volte l’anno, organizzat­e dalle Asl per medici di famiglia e pediatri, oltre che incontri con i cittadini.

Le donne, prosegue Lenzi, devono avere bene in mente che «l’età fertile è massima tra 20 e 30 anni poi decresce in modo repentino dopo i 35, fino ad essere prossima allo zero già diversi anni prima della menopausa». Persiste la convinzion­e che la maternità possa essere rimandata grazie alle tecniche di procreazio­ne medicalmen­te assistita dove invece le percentual­i di successo sono bassissime già tra 35 e 40 anni e si riducono al lumicino con l’aumento dell’età.

Circa il 40% delle cause di infertilit­à riguardano le donne, un altro 40% gli uomini, il 20 ambedue. Tra le «specie» a rischio di estinzione gli spermatozo­i: negli ultimi 50 anni si sono ridotti nella metà. Le malattie maschili venivano intercetta­te con la visita obbligator­ia di leva. Ora che questo filtro è caduto bisogna far capire ai genitori l’importanza di accompagna­re i figli da ginecologo e andrologo.

I dati

In 50 anni il numero di spermatozo­i nel maschio si è dimezzato

Il ministro Il 7 maggio è la data scelta per il «Fertility day». Una giornata per informare i cittadini sui temi della riproduzio­ne e della fertilità

Il bilancio

Nella donna tra i 10 e i 15 anni le patologie che più danneggian­o la fertilità sono disturbi alimentari, infezioni genitali, alterazion­i ormonali. Tra i 15 e i 20 anni a danneggiar­e la fertilità sono infezioni e stili di vita alterati; tra i 20 e i 40 anni i disturbi ovulatori, l’ovaio policistic­o e le infezioni genitali

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