Corriere della Sera

La Scala riscopre il giovane Verdi: «Giovanna d’Arco» dopo 150 anni

L’opera aprirà la prossima stagione. Pereira: debutti e un ciclo sul Verismo

- Giuseppina Manin

Se da 150 anni non è più stata messa in scena, un’opera diventa una novità. È il caso di Giovanna d’Arco, settimo titolo di Giuseppe Verdi, presentato la prima volta alla Scala nel 1845, la seconda nel 1865, e poi più. Nel frattempo da qualche parte nel mondo si è vista. In Italia nel 1989 al Comunale di Bologna, regia di Werner Herzog, direttore Riccardo Chailly. E Chailly, che allora se ne innamorò, ha scelto quell’opera ingiustame­nte dimenticat­a per aprire la prossima stagione della Scala, il suo primo 7 dicembre da direttore principale.

«È sbagliato collocarla tra gli “anni di galera” di Verdi — spiega Chailly —. Giovanna è piuttosto un’opera ponte, che anticipa i capolavori della maturità. Se viene eseguita di rado è perché richiede grande impegno vocale».

Il cast del prossimo Sant’Ambrogio promette bene: con Anna Netrebko-Giovanna ci saranno Francesco Meli e Carlos Alvarez. Un nuovo allestimen­to firmato in coppia da Moshe Leiser e Patrice Caurier, registi belgi amati da Pereira, abbastanza irriverent­i da traslocare un Ring nella Germania del dopoguerra o una Norma ai tempi di Mussolini. Che accadrà con la Pulzella d’Orleans? Chailly vigila: «Ben vengano le nuove regie, a patto che rispettino il testo musicale».

Verdi avrà un posto di primissimo piano nella nuova stagione presentata ieri. Altri tre titoli in cartellone: la ripresa del Rigoletto allestito da Deflo, con Leo Nucci, sul podio il finlandese Mikko Franck, la nuova produzione de I due Foscari firmata dal lituano Hermanis, direttore Michele Mariotti, con Placido Domingo. Che tornerà anche per la ripresa di Simon Boccanegra diretto da Whun Chung, regia di Tiezzi.

Sul fronte Puccini di nuovo Chailly con una Fanciulla del West inedita: «La prima edizione, senza i tagli imposti da Toscanini a New York». Nel ruolo del titolo, Eva-Maria Westbroeck «tra le migliori Minnie di oggi». A chiudere la vetrina italiana e aprire un ciclo dedicato al Verismo, una nuova Cena delle beffe di Giordano, direttore Carlo Rizzi, regia di Mario Martone, che per la Scala aveva realizzato Cavalleria e Pagliacci. Infine Monteverdi, la ripresa de L’incoronazi­one di Poppea nella versione del team Bob Wilson-Rinaldo Alessandri­ni.

Sette opere italiane su 15. Nel filone delle esecuzioni con strumenti storici, da segnalare Il trionfo del tempo e del disinganno di Händel diretto da Diego Fasolis, regia di Jurgen Flimm. E poi il dittico di Ravel, L’enfant et les sortilèges e L’heure espagnole nella lettura di Laurent Pelly, sul podio Marc Minkowski. Produzione importata dal festival di Glyndebour­ne con cui Pereira promette una costante collaboraz­ione.

Viene invece da Salisburgo Der Rosenkaval­ier di Strauss, regia di Harry Kupfer, direttore Zubin Mehta. Due opere mozartiane per i 225 anni dalla morte di Amadeus. Un nuovo Die Zauberflot­e allestito da Peter Stein con i giovani dell’Accademia, e nuove Nozze di Figaro ideate dal talentuoso Frederic Wake-Walker, direttore Welser-Möst. Altra nuova produzione, con il Covent Garden, per The Turn of the Screw di Britten firmata da Kasper Holten, Christoph Eschenbach sul podio. Per l’opera contempora­nea, l’attesa novità di Kurtág, Fin de partie da Beckett, regia di Bondy, direzione di Metzmacher. Infine Porgy and Bess diretta da Harnoncour­t, allestita in forma semi scenica per i vincoli imposti dalla fondazione Gershwin, che pretende solo cantanti e coro di colore. «I cantanti di colore li abbiamo ma il coro resta il nostro, magnificam­ente diretto da Bruno Casoni», precisa Pereira. Non si può certo tingergli la faccia.

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Una scena di «Il cavaliere della rosa» («Der Rosenkaval­ier») di Richard Strauss. Prodotta dal Festival di Salisburgo, l’opera, in scena al Teatro alla Scala dal 4 giugno al 2 luglio 2016, sarà diretta dal maestro Zubin Mehta
Sul palco Una scena di «Il cavaliere della rosa» («Der Rosenkaval­ier») di Richard Strauss. Prodotta dal Festival di Salisburgo, l’opera, in scena al Teatro alla Scala dal 4 giugno al 2 luglio 2016, sarà diretta dal maestro Zubin Mehta

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