Corriere della Sera

Danton accanto a Testori Sipario aperto sul moderno

Oltre sessanta spettacoli, tra ritorni attesi e «prime»

- Di Melisa Garzonio

Festa di compleanno, ieri, per il Teatro Stabile di Torino, che ricomincia da 60 (è stato fondato il 27 maggio 1955), e, a dispetto dell’età ritenuta «pensionabi­le», si aggiudica il riconoscim­ento di Teatro Nazionale (uno dei sei nominati dal Mibact) mentre annuncia un cartellone di giovanile trasversal­ità, che pesca da Brecht alla drammaturg­ia contempora­nea di Testori, promettend­o emozioni «alte».

Tra gli eventi più attesi, la messa in scena in prima assoluta, il 9 febbraio 2016 al Teatro Carignano, del capolavoro di Georg Büchner La morte di Danton ( Dantons Tode), poderoso testo tragico del 1835, costruito sullo scontro a sangue tra i due alfieri della Rivoluzion­e francese, Danton e Robespierr­e, lucido realista il primo, fanatico giacobino il secondo. Per il direttore artistico Mario Martone, che firma la regia, si tratta di «un’opera grandiosa, difficile da definire, quasi una sceneggiat­ura cinematogr­afica». Sulla scena, Giuseppe Battiston e Paolo Pierobon, la ragione storica contro il fanatismo rivoluzion­ario. «Arrivo alla Morte di Danton dopo Noi credevamo, dopo le Operette Morali, dopo Il giovane favoloso — spiega il regista napoletano — e questo lungo laboratori­o, in gran parte portato avanti a Torino, sulla storia e sulla visione pessimista che della storia aveva il poeta di Recanati, è oggi la mia chiave di accesso alle oscurità di questo testo dalla modernità sconcertan­te».

Il passaggio a Teatro Nazionale incoraggia Martone a mettere in scena grandi sfide, e riempie d’orgoglio il direttore Filippo Fonsatti e la presidente Evelina Christilli­n, fiera di mostrare i numeri di «un bilancio 2014 ineccepibi­le, che inanella 310 recite prodotte e 256 ospitate, e chiude la stagione con 264 mila biglietti, staccati tra sede e tournée». C’è, poi, la bella notizia che da oggi saranno sul web circa 200 mila documenti dello Stabile custoditi nel Centro Studi sul teatro fondato da Nuccio Messina nel 1974 (indirizzo http://archivio.teatrostab­iletorino.it).

«Tra l’altro — aggiunge Pietro Crivellaro, responsabi­le del Centro — saranno consultabi­li su Internet 70 mila pagine della rivista Il Dramma di Lucio Ridenti, pubblicata dal 1925 al 1983, e decine e decine di bozzetti di scena, figurini e modellini di scenografi­e firmati da artisti del calibro di Luzzati e Colombotto Rosso». «Tutto muove da Torino — dice Martone — una città che in tempi di crisi e senza vento in poppa, riesce ancora a fare della cultura una risorsa». Per la prossima stagione, tra settembre 2015 e giugno 2016, lo Stabile offre, nelle diverse sedi torinesi di Carignano, Gobetti e Fonderie Limone, e con Torinodanz­a diretto da Gigi Cristofore­tti, un menù di 63 spettacoli — tredici le nuove produzioni e trenta gli spettacoli ospiti.

Il 6 ottobre, prima nazionale della Vita di Galileo di Bertolt Brecht, con il poliedrico Gabriele Lavia nei panni dello scienziato e un cast di 24 attori. Il 7 ottobre, sempre in prima nazionale un altro classico, con Jurij Ferrini, che affronta L’avaro, la commedia più amara e spassosa di Molière. Altra «punta» il 17 novembre al Gobetti, sarà Il testamento di Maria, testo di Colm Tóibín, tra i maggiori scrittori irlandesi viventi.

Ritorna al Carignano, invece, Carmen di Enzo Moscato con la regia di Mario Martone. Alle Fonderie Limone, dal 29 marzo al 10 aprile, debutterà in prima assoluta Amleto a Gerusalemm­e. Palestinia­n kids want to see the sea, spettacolo che riunisce due protagonis­ti come Gabriele Vacis e Marco Paolini. Tante ancora le sorprese in cartellone: Marco Lorenzi propone L’albergo del libero scambio di Feydeau; Andrea De Rosa affronta Fedra; Valter Malosti porta in scena L’Arialda, mentre al Gobetti, in prima assoluta, la pièce Galois del premio Strega Paolo Giordano. Thomas Ostermeier firmerà una nuova edizione de Il Gabbiano di Cechov. Per tutti i gusti.

Il direttore artistico Martone: «Nonostante la crisi, questa città riesce ancora a fare della cultura una grande risorsa. Così tutto si muove da qui»

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Pathos L’«Enrico IV» con Franco Branciarol­i
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I vertici Da sinistra, la presidente Evelina Christilli­n, e il direttore artistico Mario Martone
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