BLOCCO DELLE PENSIONI E PAREGGIO DI BILANCIO
Mi stupisce che lei avalli l’interpretazione di un conflitto tra la sentenza della Corte e l’art. 81 della Costituzione. L’art. 81 chiede al governo di osservare l’equilibrio di bilancio, ma con mezzi leciti, e tale non è l’esproprio di diritti di creditori dello Stato. Se per paradosso un governo totalitario avesse stabilito di espropriare i beni di una minoranza religiosa (ebrei) o etnica per raggiungere il pareggio di bilancio, la Corte avrebbe dovuto approvare la legge? Caro Giussani, evo deluderla. Ho pubblicato il testo del nuovo art. 81 della Costituzione perché mi è sembrato utile che i lettori lo avessero sotto gli occhi quando si parla di bilancio. Ma non sono convinto che tra l’articolo e la sentenza della Consulta sul blocco delle pensioni vi sia necessariamente un conflitto giuridico. Vi è tuttavia una antinomia sostanziale. L’articolo dice che il pareggio del bilancio è un principio costituzionale e la Corte condanna lo Stato a pagare somme che aumenteranno il deficit.
Quanto alla liceità del provvedimento adottato dal governo Monti nelle sue prime settimane (il blocco per due anni della perequazione delle pensioni superiori a 1405,5 euro lordi) temo che lei abbia dimenticato quali fossero le condizioni del Paese nel 2011. All’inizio dell’anno il divario tra il tasso d’interesse pagato per le obbligazioni italiane e quello pagato per i bund tedeschi (lo spread) era di 173 punti; in novembre era di 574 punti. Il balzo in su era dovuto a una combinazione
Ddi fattori economici e politici. L’economia italiana non dava segnali di ripresa. Il ministro dell’Economia era sempre più frequentemente oggetto di critiche nazionali e internazionali. L’ultimo scandalo berlusconiano (il caso Ruby) era particolarmente imbarazzante. Il governo fece una manovra finanziaria che fu valutata scetticamente da una delle maggiori agenzie di rating. La Cancelliera Merkel e il presidente francese Sarkozy, quando dovettero rispondere alla domanda di un giornalista sulla attendibilità di Berlusconi, reagirono con un sorriso ironico che fece il giro del mondo. Quanto più cresceva lo spread tanto più cresceva la spesa per il finanziamento del debito. Quanto più cresceva il costo del debito, tanto più cresceva nei mercati internazionali il sentimento che l’Italia fosse sull’orlo del fallimento. Monti riuscì a rompere questo circolo vizioso con una serie di provvedimenti, fra cui il blocco delle pensioni che aveva, agli occhi dei mercati, un merito particolare: indicava con una certa precisione la somma che sarebbe stata risparmiata nei due anni successivi. Era un segnale a cui i creditori e gli investitori furono particolarmente sensibili.
Aggiungo, caro Giussani, che è questo il compito dei governi. Quando occorrono provvedimenti eccezionali per situazioni eccezionali, l’esecutivo deve fare scelte difficili e coraggiose. I diritti quesiti sono quelli dei tempi tranquilli, quando nessuna tempesta minaccia la barca dello Stato. Se scoppia una crisi come quella del 2011, occorre pensare anzitutto al futuro del Paese.