«Cassa dolce cassa» a Lugano, il rifugio dorato dei campioni
da uno dei nostri inviati
Casa dolce casa: arrivando a Lugano, Contador e Aru hanno salutato la loro casa («È a 250 metri» sospira lo spagnolo», i loro affetti, l’ambiente che conoscono e che amano. Un fatto curioso. Provate a fare un sondaggio tra le persone comuni: preferite il mare o la montagna? Chi si esprimerà per l’una chi per l’altro senza grandi scarti. Nel mondo del ciclismo no. Se chiedete a Contador, a Nibali e ad Aru la loro preferenza tra il mare e la montagna, vi risponderanno a sorpresa: il lago. Idem Cataldo, Hernandez, Paulinho, Gasparotto, Ulissi, Sagan, Rogers... Siciliani, spagnoli, australiani, sardi, abruzzesi, portoghesi, toscani... Un tempo, una concentrazione multietnica così variegata si verificava nei luoghi che offrivano lavori duri sgraditi ai cittadini locali: il Belgio delle miniere, per dirne uno. Oppure la Svizzera delle gallerie e delle dighe. Ma non è il caso dei nomi appena citati. Loro in genere faticano altrove sui pedali. Però amano a tal punto il lago da scegliere di risiedere, con le rispettive famiglie, a Lugano e nei suoi ridenti dintorni: Viganello, Montagnola, Besso, Maroggia, Sorengo... Ci vorrebbe il dottor Freud per risolvere il dilemma: perché i ciclisti sono così attratti dal lago? E perché proprio dal lago Ceresio e non dal Lario o dal Garda? Motivi letterari? Dopo tanto pedalare, desiderano recuperare un loro «piccolo mondo antico» fogazzariano di buoni sentimenti lacustri? Sarà l’eco del buon retiro ticinese raccontato da Hermann Hesse, che nel 1919 scelse di rifugiarsi da queste parti per scrivere, pensare e dipingere in tranquillità? Non è escluso. Sarà più banalmente perché la sera puoi mangiare un gelato in Piazza Riforma con la fidanzata o con tua moglie senza essere importunato da assatanati a caccia di autografi. Sarà. I tepori del lago, si sa, stemperano gli entusiasmi, mentre le calure del mare li imbizzarriscono. E poi, per gli allenamenti, niente di meglio che la salita del Monte Bar, il Mont Ventoux delle Prealpi ticinesi. E la possibilità di sconfinare nel Varesotto per una pedalata come si deve. Sì, in effetti è vero che anche i dintorni di Pistoia, dove Nibali è cresciuto, non erano da disprezzare, anzi. Ma ci deve essere qualcosa in più, ragioni che sfuggono alle ragioni sentimentali, familiari, letterarie, persino atletiche, se persino Freire e Cunego, negli anni scorsi, si sono stabiliti qui. E se anche l’ex direttore sportivo Bjarne Riis (ed ex ciclista a cui piaceva l’Epo) anni fa, molto prima di essere licenziato in tronco dalla Tinkoff, ha lasciato una villa lussuosa a Lucca per stabilirsi sulla Collina d’Oro, da dove ovviamente si vede il lago Ceresio. Non va escluso che i suoi ex ciclisti lo amassero tanto da volergli stare vicini, prendendo casa nei paraggi. Chi può saperlo. Dunque: amicizia, spirito di scuderia, ricerca di una pace interiore prima ancora che esteriore. Bando ai cinici e ai maliziosi, che ricordano che in Ticino i cosiddetti «globalisti» (i milionari che vi risiedono guadagnando altrove) sono favoriti dal fisco. Sarebbero quelli che, quando approdano da queste parti, esclamano: «Cassa, dolce cassa».