Corriere della Sera

«Cassa dolce cassa» a Lugano, il rifugio dorato dei campioni

- Paolo Di Stefano

da uno dei nostri inviati

Casa dolce casa: arrivando a Lugano, Contador e Aru hanno salutato la loro casa («È a 250 metri» sospira lo spagnolo», i loro affetti, l’ambiente che conoscono e che amano. Un fatto curioso. Provate a fare un sondaggio tra le persone comuni: preferite il mare o la montagna? Chi si esprimerà per l’una chi per l’altro senza grandi scarti. Nel mondo del ciclismo no. Se chiedete a Contador, a Nibali e ad Aru la loro preferenza tra il mare e la montagna, vi rispondera­nno a sorpresa: il lago. Idem Cataldo, Hernandez, Paulinho, Gasparotto, Ulissi, Sagan, Rogers... Siciliani, spagnoli, australian­i, sardi, abruzzesi, portoghesi, toscani... Un tempo, una concentraz­ione multietnic­a così variegata si verificava nei luoghi che offrivano lavori duri sgraditi ai cittadini locali: il Belgio delle miniere, per dirne uno. Oppure la Svizzera delle gallerie e delle dighe. Ma non è il caso dei nomi appena citati. Loro in genere faticano altrove sui pedali. Però amano a tal punto il lago da scegliere di risiedere, con le rispettive famiglie, a Lugano e nei suoi ridenti dintorni: Viganello, Montagnola, Besso, Maroggia, Sorengo... Ci vorrebbe il dottor Freud per risolvere il dilemma: perché i ciclisti sono così attratti dal lago? E perché proprio dal lago Ceresio e non dal Lario o dal Garda? Motivi letterari? Dopo tanto pedalare, desiderano recuperare un loro «piccolo mondo antico» fogazzaria­no di buoni sentimenti lacustri? Sarà l’eco del buon retiro ticinese raccontato da Hermann Hesse, che nel 1919 scelse di rifugiarsi da queste parti per scrivere, pensare e dipingere in tranquilli­tà? Non è escluso. Sarà più banalmente perché la sera puoi mangiare un gelato in Piazza Riforma con la fidanzata o con tua moglie senza essere importunat­o da assatanati a caccia di autografi. Sarà. I tepori del lago, si sa, stemperano gli entusiasmi, mentre le calure del mare li imbizzarri­scono. E poi, per gli allenament­i, niente di meglio che la salita del Monte Bar, il Mont Ventoux delle Prealpi ticinesi. E la possibilit­à di sconfinare nel Varesotto per una pedalata come si deve. Sì, in effetti è vero che anche i dintorni di Pistoia, dove Nibali è cresciuto, non erano da disprezzar­e, anzi. Ma ci deve essere qualcosa in più, ragioni che sfuggono alle ragioni sentimenta­li, familiari, letterarie, persino atletiche, se persino Freire e Cunego, negli anni scorsi, si sono stabiliti qui. E se anche l’ex direttore sportivo Bjarne Riis (ed ex ciclista a cui piaceva l’Epo) anni fa, molto prima di essere licenziato in tronco dalla Tinkoff, ha lasciato una villa lussuosa a Lucca per stabilirsi sulla Collina d’Oro, da dove ovviamente si vede il lago Ceresio. Non va escluso che i suoi ex ciclisti lo amassero tanto da volergli stare vicini, prendendo casa nei paraggi. Chi può saperlo. Dunque: amicizia, spirito di scuderia, ricerca di una pace interiore prima ancora che esteriore. Bando ai cinici e ai maliziosi, che ricordano che in Ticino i cosiddetti «globalisti» (i milionari che vi risiedono guadagnand­o altrove) sono favoriti dal fisco. Sarebbero quelli che, quando approdano da queste parti, esclamano: «Cassa, dolce cassa».

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