Corriere della Sera

Le divisioni frenano il Pd L’avanzata di Grillo e Salvini

Cuperlo: la scissione non è il mio obiettivo, ma ci vuole un progetto comune

- Monica Guerzoni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Bisognerà ragionare sul modo in cui si sta insieme nel Pd, sulla lealtà e i vincoli di appartenen­za a una stessa comunità politica»: a dirlo ai suoi collaborat­ori è il premier, Matteo Renzi. Perché, è evidente da subito, le divisioni interne hanno frenato il Partito democratic­o. A esultare sono invece Matteo Salvini e Beppe Grillo: il Movimento 5 Stelle raggiunge percentual­i in linea con quelle delle ultime politiche, mentre la Lega si afferma come forza trainante del centrodest­ra.

ROMA La resa dei conti nel Pd parte dalla Liguria?

«Continuo a non escludere un 6 a 1. Gli exit poll parlano di un risultato che sarebbe ingiusto archiviare solo come una somma di vicende locali».

Renzi è in frenata?

« Io la campagna l’ho fatta per il successo del Pd — assicura Gianni Cuperlo, leader di SinistraDe­m —. Non è questione di resa dei conti, ma di come si tiene assieme e si rilancia un progetto comune. Colpiscono l’astensione mai così alta e le conseguenz­e delle divisioni a sinistra. Serve una riflession­e seria che deve partire da Renzi».

Il risultato di Pastorino favorisce la nascita di un nuovo partito a sinistra del Pd?

«Io penso a un Pd largo, che costruisce dei ponti con quanto di buono vive fuori da noi. Guai a spezzare il filo anche con chi è critico, ma vuole una sinistra solida e unita».

Renzi rischia di pagare un prezzo per aver sfidato la legge nel nome di De Luca?

«Affermare che il centro è virtuoso e la malattia è tutta in periferia sarebbe come dire che il maratoneta è in forma anche se ha le gambe fratturate. È saltato il quadro di fondo. Che cos’è un partito? Come si seleziona la rappresent­anza? Bene dare applicazio­ne all’articolo 49 della Carta, ma se non si parte da una rivoluzion­e di principi e metodi la denuncia di Saviano rischia di diventare, anche per il Pd, una sentenza senza appello».

De Luca nella lista dell’Antimafia avvicina la scissione?

«La scissione non è il mio obiettivo».

Renzi potrebbe avere la tentazione di votare, anche per rottamare definitiva­mente i «gufi» della sinistra?

«Ci sono parole come rottamazio­ne o gufi che riconsegne­rei alle promozioni automobili­stiche e alle riserve naturali. Vorrei che il governo restasse in sella per fare buone riforme, mettendosi dalla parte di chi è rimasto indietro. Un po’ più di sinistra e un po’ meno partito della Nazione».

Rosy Bindi ha influenzat­o il risultato in Campania?

«In Campania si è prodotto un pasticcio e onestà vorrebbe che lo si riconosces­se. Ma vincerà De Luca e bisognerà trovare presto una soluzione».

Guerini non farà rappresagl­ie, ma chiede una riflession­e sulla lealtà.

«Ho stima di Lorenzo e spero non abbia usato neppure per paradosso il termine rappresagl­ia. Comunque sono io a chiedere un chiariment­o su cosa intendiamo per lealtà. Chiedo a Renzi quel confronto sull’idea di partito che finora è mancato. Il Pd è anche la mia casa e vorrei non essere considerat­o un viaggiator­e in transito».

Bersani spera che torni il «vostro» Pd...

«Io non voglio tornare al Pd di ieri, lavoro per un Pd ancorato alle ragioni di una sinistra innovativa. Ma se ci troviamo in questa condizione qualche domanda dobbiamo farcela».

Se Renzi vince, la scalata al Nazareno diventa durissima per la vecchia «ditta».

«La vecchia ditta non esiste più e io non soffro di nostalgia. Temo che evocare la ditta di prima sia un modo per guardare la realtà a occhi chiusi».

Per la Bindi il Pd ha smarrito il senso delle istituzion­i.

«Tempistica e metodo seguiti pongono dubbi seri, ma nei suoi confronti sono state usate parole irricevibi­li. Minacce e insulti lasciamoli ad altri».

Il futuro dei dem «Non voglio il Pd di ieri ma visto dove siamo qualche domanda dobbiamo farcela»

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