Corriere della Sera

Lavori truccati, proteste Il Campidogli­o nel caos

Nel mirino la gara per il restauro dell’aula Giulio Cesare dove si riuniscono i consiglier­i Lavori affidati con un bando su misura a Fabrizio Amore, imprendito­re coinvolto in Mafia Capitale

- di Giovanni Bianconi, Fulvio Fiano Ernesto Menicucci e Ilaria Sacchetton­i

Altri sei arresti legati al malaffare a Roma: truccati persino gli appalti per il restauro dell’aula del consiglio comunale. E mentre il Campidogli­o era assediato dai manifestan­ti, al grido di «Onestà» ( in foto), in Regione si dimetteva il capogruppo pd Vincenzi, citato nelle carte di Mafia Capitale.

Prima ancora che le buste con le offerte venissero aperte, Fabrizio Amore poteva già festeggiar­e la sua certa vittoria. I lavori per il «restauro delle superfici decorate e impianti dell’aula Giulio Cesare del Palazzo Senatorio», prestigios­a sede consiglio del comunale in Campidogli­o, non gli sarebbero sfuggiti, scranni e mosaico romano inclusi. E d’altronde, nel lotto delle cinque imprese partecipan­ti, tre erano a lui riconducib­ili grazie a un bando ritagliato­gli su misura.

Si faceva così le ossa, nel 2010, uno degli imprendito­ri finiti nella seconda ondata di Mafia Capitale perché accusato, con la sua coop Progetto Recupero, di aver alterato la gara per l’accoglienz­a di 580 persone. E se nella maxi inchiesta della Dda è accusato di reato in concorso con Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, all’epoca di questa altra indagine, il 2010, il colluso è il direttore dell’area tecnica territoria­le della Sovrintend­enza capitolina, Maurizio Anastasi, che con due delibere dirigenzia­li aveva anche provveduto ad alzare il valore iniziale dell’appalto da un milione a un milione e duecentomi­la euro. I due sono stati arrestati per turbativa d’asta in un’inchiesta che a vario titolo ha portato ai domiciliar­i altre quattro persone accusate di far parte di un’associazio­ne che, dietro fatture false, ha evaso oltre 11 milioni di euro. Amore, ritenuto dal gip «senza dubbio l’organizzat­ore e il promotore, con il comune di Roma ha fatto affari anche sull’adeguament­o degli uffici del IV Municipio, di una scuola elementare e dei mercati comunali.

E sull’organizzaz­ione di Buzzi e Carminati si è pronunciat­a ieri la Cassazione, dandole il definitivo marchio di «mafiosità». Una sentenza motivata sulla «forza intimi-datrice basata non solo sulla violenza, rimasta il più delle volte inespressa, ma sui rapporti con vecchi e nuovi amici entrati in politica e nelle società pubbliche». L’associazio­ne dice ancora la sentenza, è cresciuta «grazie alla sistematic­a corruzione, che ha agito a due livelli, come tappo per le società concorrent­i come bavaglio di assoggetta­mento e omertà». Il pronunciam­ento riguarda la ratifica delle misure cautelari per alcuni dei personaggi chiave, come Buzzi, Franco Panzironi e Luca Odevaine (per il quale è esclusa l’accusa di mafia, ma che la Cassazione definisce un «vero e proprio insider al servizio di Buzzi»). Struttura a «raggiera» o a «reticolo» al cui vertice è Carminati, Mafia Capitale «si è avvalsa di una capacità di intimidazi­one già collaudata in settori criminali più “tradiziona­li”», ed esportata «in forme più raffinate», in campo amministra­tivo ed imprendito­riale.

Ieri, intanto, l’ex assessore alla casa del comune, Daniele Ozzimo, ha ottenuto i domiciliar­i: «Tutta la sua attività amministra­tiva non è stata rivolta a beneficio di Buzzi», festeggia l’avvocato Luca Petrucci.

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(foto a destra) Clima molto teso ieri in Campidogli­o. Fuori tanti manifestan­ti, compresi i militanti di diversi partiti che chiedono le dimissioni del sindaco Marino consiglio comunale, per le surroghe dei consiglier­i arrestati nell’inchiesta Mafia Capitale, inizia in...
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