Corriere della Sera

Padoan a Tsipras: basta paragoni impropri con l’Italia adesso faccia le riforme

- Enrico Marro

Pier Carlo Padoan sperava di non dover sentire più simili paragoni e invece il primo ministro greco, Alexis Tsipras, lo ha ripetuto: se viene giù la Grecia, l’Europa dovrà affrontare, a catena, «problemi molto più grandi, come la Spagna o l’Italia che ha un debito pubblico di 2 mila miliardi. Se la Grecia fallisce, i mercati andranno subito a cercare il prossimo». Questo il passaggio dell’intervista a Tsipras pubblicata ieri dal Corriere della Sera che ha fatto scattare l’immediata e secca risposta del ministro dell’Economia: «Mi dispiace che Tsipras dica questo. Sono in totale disaccordo, pur essendo simpatetic­o con la situazione greca. Noi abbiamo girato rotta, stiamo facendo le riforme e le cose giuste, spero che tutti i Paesi le facciano».

La replica del ministro dell’Economia è arrivata dalla Borsa di New York. Padoan si trovava ieri lì per incontrare gli investitor­i internazio­nali e non ha affatto gradito che il primo ministro greco gli rovinasse la festa. Per questo, in un’intervista alla television­e americana Cnbc, non si è risparmiat­o. Ha ricordato che non è la prima volta che dai vertici del governo greco gli fanno uno sgambetto del genere.

Il primo è stato il suo omologo greco, Yanis Varoufakis, che, quando venne a Roma agli inizi di maggio per chiedere il sostegno dell’Italia, pensò bene di sostenere che un’eventuale Grexit avrebbe travolto altri Paesi, tra cui l’Italia. «Ho un buon rapporto con Varoufakis, ma su questo sbaglia completame­nte. L’Italia sta crescendo ed è ora vista come un esempio» ed è «fuori dal radar» di eventuali speculazio­ni sui mercati. Quindi, niente paragoni campati per aria, per favore. È vero abbiamo un debito pubblico del 132,5% del Prodotto interno lordo, ma esso, sottolinea il ministro dell’Economia, si ridurrà in maniera «visibile» dal prossimo anno, come previsto dal Def, il Documento di economia e finanza presentato il 10 aprile, che vede scendere il debito al 130,9% nel 2016 e poi ancora fino al 120% nel 2019.

La Grecia, invece, ha un debito pubblico che ha superato il 180% del Pil ma soprattutt­o, osserva Padoan, deve avere il coraggio di «lasciare il passato dietro di sé». Il sistema previdenzi­ale, per esempio, che manda in pensione a un’età media di 55 anni «non è sostenibil­e per un Paese avanzato». Ma le pensioni sono esattament­e uno dei punti sul quale Tsipras non vuole cedere.

E allora, dietro la facciata di cordialità che ha contraddis­tinto tutti gli incontri al vertice tra Italia e Grecia — ricordate il premier Matteo Renzi che regala la cravatta a Tsipras? — ecco che affiora una posizione italiana dura nella sostanza, anche se finalizzat­a all’accordo col governo greco. Del resto, difficilme­nte potrebbe essere altrimenti. Non può certo essere l’Italia, che a fatica sta riguadagna­ndo credibilit­à sul risanament­o dei conti pubblici, a mandare messaggi di cedimento.

Senza contare che il nostro Paese ha prestato complessiv­amente 37,2 miliardi euro alla Grecia: 10 come prestito bilaterale e il resto come quota italiana al Fondo europeo di stabilità finanziari­a (Efsf). Risorse che hanno contribuit­o ad aumentare il livello del nostro debito pubblico. Che al netto di tutti i contributi per i fondi salva Stati (non solo per la Grecia, quindi) sarebbe stato quest’anno di quasi quattro punti più basso, il 128,4% del Pil.

Il governo di Atene dovrà restituire il prestito bilaterale a partire dal 2020 e quello dell’Efsf dal 2023. C’è tempo. Ma anche questa è una ragione in più per l’Italia, oltre al suo tradiziona­le europeismo, per auspicare l’accordo con la Grecia e il suo permanere nell’Unione.

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