Corriere della Sera

La scelta di Speranza: nuova corrente per sfidare il leader

L’ex capogruppo lavora alla rifondazio­ne dell’ala dissidente dopo le spaccature. Mano tesa a Cuperlo

- M.Gu.

La «minoranza della minoranza», come Renzi ha ribattezza­to i presunti gufi del Pd, si riorganizz­a. Dalle ceneri di Area riformista nascerà una nuova componente guidata Roberto Speranza. «L’Italia che vogliamo, il Pd che vogliamo» è il titolo dell’iniziativa nazionale con cui il 27 giugno l’ex capogruppo rifonderà a Roma la sua corrente. «Costruire l’alternativ­a a Renzi — è l’obiettivo dichiarato da Nico Stumpo — Dal Pd non si esce, si apre un cantiere per costruire una nuova area politica». Un’area che per metà luglio ha in programma una due giorni di approfondi­mento politico di componente, su scala nazionale.

Il congresso del 2017 è lontano, ma la battaglia è iniziata. La leadership è da costruire, però Speranza è in campo. Ed Enrico Letta lascia il Parlamento: «Ho dato la lettera di dimissioni alla presidente Boldrini, ma dalla politica non ci si dimette...». Ospite di Giovanni Floris in tv, l’ex premier ha criticato la scelta di Renzi di sostenere Enzo De Luca: «Per vent’anni abbiamo combattuto contro Berlusconi che si faceva le leggi ad personam, con quale credibilit­à ci troviamo oggi con una persona che è esattament­e nella stessa situazione?». In serata Speranza ha riunito alla Camera una sessantina di parlamenta­ri della sua corrente, per immaginare la rivincita. «Renzi ha fatto il bullo, come ogni volta che decide di trattare» è la lettura che circolava ieri sera tra i dissidenti, contenti per le aperture su scuola e riforma costituzio­nale e, al tempo stesso, infastidit­i dai toni del leader. Malumori e maldipanci­a non si placano. Sembra che i renziani siamo molto seccati per la scelta di Danilo Leva, avvocato ed ex responsabi­le giustizia, di difendere Daniele Ozzimo, arrestato per l’inchiesta Mafia Capitale. Dopo la spaccatura con i dialoganti che fanno capo al ministro Martina, Area riformista prova a rafforzars­i e propone a Cuperlo di unire le forze per sfidare Renzi. Il 19 giugno, a Torino, l’ex capogruppo e l’ex presidente del Pd parleranno dal palco della manifestaz­ione «A sinistra nel Pd» organizzat­a da Andrea Giorgis. «Un pezzo significat­ivo del nostro mondo non ci ha votato e noi — spiega Speranza — vogliamo aiutare il Pd a recuperarl­o». Ma la tregua, c’è? «Spero si possa fare una valutazion­e serena nel merito su precari, ruolo dei presidi, school bonus, soldi alle private superiori. Le aperture sono positive, aspettiamo gli atti parlamenta­ri conseguent­i». E se il premier manterrà l’impegno a modificare il ddl, la minoranza al Senato potrebbe anche votarlo: «La nostra aspettativ­a è che le modifiche siano consistent­i e che si possa votare». C’è chi, come Alfredo D’Attorre, pensa a un referendum tra i tesserati del Pd. E c’è chi aspetta Renzi al varco, per capire se intenda tenere unito il Pd o se è vero che stia cercando i voti di Berlusconi. E se il premier medita rimpasti o rimpastini, Speranza avverte: «Ci interessan­o le idee, non le poltrone». E infine, per

Il «caso» Leva I renziani contro il bersaniano Leva che fa il legale di un imputato di Mafia Capitale

dire che la minoranza non vuole mettere in difficoltà il governo: «Il problema di Renzi non è riconquist­are il voto di Speranza in Parlamento, che in un modo o nell’altro arriva, ma quello dei 618 mila dipendenti della scuola che hanno fatto sciopero».

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