Gelo a cena tra Berlusconi e Verdini: Denis, se vai via ti seguono in pochi
Si parla di 13, ma i certi sono meno. Ipotesi di appello pro Renzi di intellettuali di destra
«Se decide di andarsene, Denis porterà via da Forza Italia un solo senatore. Gli conviene? E poi voglio vedere che cosa diranno i vari Raffaele Cantone se il governo Renzi accoglierà nella maggioranza Denis e la sua compagnia di giro...». Alle sette di sera, Silvio Berlusconi affila le armi per quello che si annuncia come il duello dell’anno. Lui contro Denis Verdini, Denis Verdini contro di lui. A Palazzo Grazioli, nello stesso momento, le persone di servizio allestiscono il tavolo per una resa dei conti che si può consumare nell’arco di poche ore o di pochi giorni. Ma che ormai è agli atti. Anche perché, poco prima di confermare la sua presenza a cena, Denis Verdini fa un rapido consulto insieme alla sua cerchia ristretta di fedelissimi. E, ad alcuni di loro, affida quell’ultimo affresco destinato all’uomo di cui per oltre dieci anni è stato il braccio operativo. «Berlusconi è ormai un politico finito. Un grande leader che oggi è ostaggio di una serie di individui di cui è meglio non parlare».
Se sarà un divorzio breve (come pensano alcuni) o una separazione leggermente più lenta (come sostengono altri), lo si capirà i senatori che hanno lasciato FI e Gal per formare il gruppo dei Conservatori e riformisti a stretto giro. Resta il fatto che il faccia a faccia tra Berlusconi e Verdini, che i rispettivi fronti hanno provato a smentire per tutta la giornata, ieri sera c’è stato. Accompagnato da quel bouquet di descrizioni («confronto franco», «colloquio teso») con cui solitamente si liquida un summit riservato che non finisce nel migliore dei modi.
Perché Berlusconi la prova sì, la classica mozione degli affetti
La t-shirt
con cui ai bei tempi era riuscito a trattenere anche i parlamentari più recalcitranti. Ma segna anche un punto a suo favore. Quando, nell’accogliere Verdini, l’ex premier mostra di sapere molto della «lista segreta», a cui le voci attribuiscono 13 senatori, che il senatore toscano ha in tasca. «Molti di FI contattati da te per tradirmi si sono affrettati a chiamarmi per farmi sapere che rimarranno con me. Alla fine, se uscirai, dei nostri ti seguirà soltanto Mazzoni (Riccardo, ndr), che lavora con te da anni», è la previsione berlusconiana.
Previsione che, per ora, sembra confortata dai fatti. Come il fatto che il senatore Riccardo Conti, accostato ai verdiniani, nei giorni scorsi s’è precipitato nello studio di Paolo Romani per dirgli che «io rimango dentro FI e non mi muovo». Con Verdini sarebbero pronti ad aderire a un nuovo gruppo i senatori Ruvolo, Scavone e Compagnone (portati in dote da Saverio Romano), più il forzista Mazzoni e l’ex azzurro Vincenzo D’Anna, che alle Regionali campane ha sostenuto De Luca. Altri, dicono esponenti vicini al senatore toscano, «sono pronti a saltare il fosso e aspettano che un appello sottoscritto da intellettuali di centrodestra, prossimamente, legittimi l’operazione di sostegno a Renzi».
Ma la giornata di Berlusconi era stata drammatica anche prima. Durante un pranzo dedicato ai conti del partito, l’ex premier s’era detto amareggiato sui conti di «una FI che ci costa, nonostante i tagli, 280 mila euro al mese». Troppi anche per l’ex premier, che ha rimarcato con
Il leader e i conti «FI costa 280 mila euro al mese, per coprire i buchi intervenuti anche i miei familiari»
mestizia «che ho appena dovuto coprire un buco di 600 mila euro facendo contribuire anche i miei familiari». Ci sarebbero da recuperare i debiti dai parlamentari che non hanno versato le quote. Ma per l’amministratore Mariarosaria Rossi, che ha già operato una spending review, l’impresa non è delle più facili. Anzi.