Corriere della Sera

Politici, appuntamen­ti (e morti eccellenti) I nomi e le date annotate nell’agenda di Buzzi

- Giovanni Bianconi

Predicava riservatez­za, Salvatore Buzzi, perché così gli aveva insegnato il suo amico Carminati: «L’ho ripreso da Massimo, lui non parla, parla pochissimo perché dice “meno sai, meno ti dico, e più stai sicuro”». Con l’ex estremista nero, l’imprendito­re che «pagava tutti» (per sua ammissione) vantava un rapporto privilegia­to: «In cooperativ­a c’hanno tutti paura... scappo... io invece ormai siamo diventati amici.... e so’ un paio di volte che so’ andato pure... Che casa...».

Nonostante la declamata prudenza, però, sono soprattutt­o i fiumi di parole di Buzzi a costituire l’ossatura dell’indagine su Mafia Capitale, che gli è costata già due ordini di arresto. Fondati sulle intercetta­zioni di infiniti discorsi, ma anche su movimenti bancari, verifiche documental­i e altri riscontri. Accusa e difese potranno cercarne ancora tra le carte sequestrat­e, comprese le agende di Buzzi degli ultimi anni.

Sono pagine fitte di appunti, scarabocch­i, nomi, appuntamen­ti e numeri di telefono, che riempiono gli spazi di settimane dense di impegni. Ovviamente solo Buzzi può dare l’interpreta­zione autentica di quei fogli, dove si accavallan­o i riferiment­i a persone inquisite, testimoni o personaggi più o meno pubblici. Indicazion­i che possono dire molto ma anche nulla, se non correlate ad altre informazio­ni. E così ecco spuntare con discreta frequenza i nomi di Panzironi, Scozzafava, Turella, Odevaine (indagati e arrestati) al fianco di politici locali come Coratti, Gramazio (finiti in carcere nella seconda «retata»), Marroni, e poi Alemanno, il suo capo della segretaria in Campidogli­o Lucarelli, Nicola Zingaretti che prima di approdare alla Regione era presidente della Provincia, l’ex governatri­ce del Lazio Renata Polverini e altri ancora. Sono indicate riunioni dei Consigli comunale e regionale.

Alle date del 4 e 5 febbraio 2013 Buzzi ha annotato «Manifestaz­ione Campidogli­o», con l’aggiunta «Striscioni protesta». In piena campagna elettorale romana, al 19 aprile si legge «16,30 Ozzimo» (all’epoca consiglier­e pd uscente, ora in carcere) e alle 20 «Cena Alemanno»; poi un appunto sul fatto del giorno: «Bocciato Prodi», con riferiment­o alla mancata elezione dell’ex premier al Quirinale. Dieci giorni più tardi, lunedì 29 aprile, «ore 11: Marino in coop». Nell’intreccio di appuntamen­ti ed impegni, ecco spuntare qua e là il ricordo di un evento che più di altri ha evidenteme­nte colpito Buzzi; soprattutt­o la scomparsa di personaggi­o famosi: «È morto Scalfaro», «È morto Andreotti», «È morto Lucia Dalla», «È morto Bentivegna», partigiano comunista autore dell’attentato antinazist­a di via Rasella, «È morto G. Chinaglia», centravant­i della Lazio degli anni Settanta.

L’11 novembre 2011, tra un incontro e un altro con i coimputati di oggi, Buzzi annota le «dimissioni Berlusconi», l’anno dopo «dimissioni Polverini», mentre giovedì 8 dicembre 2011, giorno di festa e libero di impegni, scrive a lettere maiuscole e sottolinea­te più volte: «Apertura emergenza freddo», scadenza importante per chi sulle emergenze viveva, come scrisse nel famoso messaggio di inizio 2013, augurandos­i «un anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazio­ne sociale».

Chi volesse ironizzare potrebbe farlo di fronte alla scritta cerchiata « terremoto in Giappone», nella colonna dell’11 marzo 2011, immaginand­o che l’imprendito­re progettass­e affari anche lì. Ma sono sarcasmi che non hanno nulla a che fare con un’indagine in cui, tra le migliaia di pagine di atti, compare la testimonia­nza dell’indagato agli arresti Panzironi, ex responsabi­le della Raccolta dei rifiuti a Roma, appena condannato per la vicenda chiamata « Parentopol­i » , il quale racconta di 200.000 euro di finanziame­nti politici di Buzzi ad Alemanno. «Ma perché doveva dargli i contributi, uno che è dichiarata­mente di sinistra?», domanda curioso il pm. Risposta di Panzironi: «Quando me l’ha presentato Alemanno dichiarò una grande amicizia perché erano stati nella stessa cella».

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