Corriere della Sera

Roma, Pd sotto assedio Fischi a Marino: «Onestà» Dimissioni in Regione

Lascia Vincenzi, il capogruppo citato nelle carte dei pm «Mai emendament­i per Buzzi, l’ho visto solo due volte»

- Ernesto Menicucci

Sotto assedio. Chi da una parte, chi dall’altra. Chi in senso figurato, chi in senso fisico. È l’immagine simbolo della politica romana: il Campidogli­o blindato, portone chiuso, parlamenta­ri di Cinque Stelle (si vedono Alessandro Di Battista, Roberta Lombardi, Vito Crimi) manifestan­ti e giornalist­i chiusi fuori, sotto il sole. E alla Regione, nella lontanissi­ma via della Pisana, periferia nordovest della Capitale, non va molto meglio. Qui l’assedio non è reale, ma ugualmente pesante: il capogruppo pd Marco Vincenzi, citato nelle carte di Mafia Capitale 2 per i suoi «pizzini» con Salvatore Buzzi, si dimette. Dall’incarico di capogruppo, s’intende. Perché uno scranno, nel consiglio regionale più tormentato d’Italia (avevamo appena lasciato «Batman» Fiorito e i suoi), vale circa 7 mila euro al mese. Vincenzi, «ras» locale dei democratic­i, l’uomo che — dice anche Buzzi — «comanda a Tivoli», il Comune ad est di Roma noto per villa Adriana, in ogni caso molla. Anche se, in una nota, dice di «non aver mai fatto emendament­i a favore di Buzzi» e di aver incontrato il boss della cooperativ­a 29 giugno «solo un paio di volte». E perché allora dimettersi? «Nell’interesse del gruppo, dell’amministra­zione e del Pd». Sarà. Il bollettino finale, però, è quasi di guerra. Un’altra giornata durissima che fa traballare Comune e Regione. E il Pd? I democrat, bersagliat­i su più fronti, sembrano esplodere (o implodere).

Nervi a fior di pelle, tranquilli­tà zero. Bastava vedere, tornando al Campidogli­o, il sindaco Ignazio Marino che, al termine del consiglio-lampo (apertura, votazione della surroga dei quattro consiglier­i arrestati, chiusura), «irride» i contestato­ri: sorriso stirato sulle labbra, braccia alzate, dita che fanno la «v» di vittoria. Il sindaco, rivolto alle opposizion­i (i grillini scandiscon­o «onestà»), lancia baci, stringe le mani come chi riceve un trofeo. Roba da calciatore che va sotto la curva avversaria a sfottere i rivali. Sembra, anche questo, un atteggiame­nto ostentato, innaturale. Magari è agitato, perché dalle carte salta fuori che anche la «fedelissim­a » Alessandra Cattoi ( suo braccio destro, cofondatri­ce della sua onlus, oggi assessore al Patrimonio) è stata avvicinata da Buzzi ed emergono altri dettagli sul vicesindac­o Nieri. Marino raduna i suoi nell’anticamera del suo studio: tutti in cerchio, tipo squadra. Il suo assessore Guido Improta, ex sottosegre­tario ai Trasporti, fa lo stesso nella capigruppo: «Serve senso di responsabi­lità». Solo che, ormai, tutto scricchiol­a. Fabrizio Panecaldo, renziano, attuale capogruppo, si lascia scappare: «Fossi un cittadino non voterei per il Pd». Poi corregge, smussa, precisa. Ma il dado, come si dice, è tratto. Beppe Grillo lancia l’hashtag « occupyCamp­idoglio » e tuona: «Il Campidogli­o va resettato e disinfesta­to». Anche i lavori per l’aula Giulio Cesare finiscono nel mirino: non si salvano più neppure i monumenti.

Alla Regione, a metà pomeriggio, un altro psicodramm­a. Vertice del gruppo pd per sostituire Vincenzi, presenti i «capi» del partito laziale (il presidente Fabio Melilli spiega pubblicame­nte la vicenda della figlia assunta da Odevaine) e soprattutt­o il governator­e Nicola Zingaretti. Che fa il renziano, lui che renziano non è: «La risposta la diamo lavorando e accelerand­o» dice. Solo che, ad accelerare, ci pensa pure la Procura.

 ??  ?? La statua Il Giulio Cesare in Campidogli­o a cui viene messa in mano un cartello con scritto «onestà» (foto Omniroma)
La statua Il Giulio Cesare in Campidogli­o a cui viene messa in mano un cartello con scritto «onestà» (foto Omniroma)

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