Corriere della Sera

QUELLE PENSIONI IMMORALI UNA SPINA PER L’INPS

- Di Nicola Saldutti

Il tema delle pensioni resta centrale. Non solo per effetto della sentenza della Corte costituzio­nale che ha aperto la questione dei rimborsi sul mancato adeguament­o all’inflazione (i primi rimborsi ci saranno ad agosto). Ma perché, in qualche modo il confronto tra il sistema retributiv­o (la pensione legata alla retribuzio­ne) e quello contributi­vo (l’assegno basato sui contributi effettivam­ente versati) sarà la grande questione dei prossimi mesi. Nelle scorse settimane il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha reso pubblico in più tappe il conteggio delle pensioni degli italiani. Dai ferrovieri ai postelegra­fonici, ai piloti. Conclusion­e, ribadita più volte: secondo le elaborazio­ni del calcolo cosiddetto contributi­vo, molti pensionati ricevono più di quanto hanno effettivam­ente versato nelle casse dello Stato. Anche il 100% in più. Certo, bisogna ricordare che questo accade in virtù di un patto con lo Stato secondo regole (e nuove esigenze di finanza pubblica) che poi sono cambiate. Nessuna responsabi­lità, dunque, da parte dei pensionati. Oggi si scopre che Massimo Carminati, considerat­o uno dei protagonis­ti dello scandalo di Mafia capitale, continua a percepire un assegno di invalidità dallo stesso Inps. In passato era accaduto di scoprirlo anche per esponenti della mafia. Certo, le regole della previdenza non possono essere stravolte e lo Stato di diritto, anche in situazioni così ambigue, non può essere messo in discussion­e. Ma forse sarebbe opportuno che l’Istituto nazionale della previdenza sociale cominciass­e a verificare, oltre che la situazione pensionist­ica delle varie categorie profession­ali, anche questo tipo di prestazion­i. Per capire se quel diritto è ancora valido.

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