QUELLE PENSIONI IMMORALI UNA SPINA PER L’INPS
Il tema delle pensioni resta centrale. Non solo per effetto della sentenza della Corte costituzionale che ha aperto la questione dei rimborsi sul mancato adeguamento all’inflazione (i primi rimborsi ci saranno ad agosto). Ma perché, in qualche modo il confronto tra il sistema retributivo (la pensione legata alla retribuzione) e quello contributivo (l’assegno basato sui contributi effettivamente versati) sarà la grande questione dei prossimi mesi. Nelle scorse settimane il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha reso pubblico in più tappe il conteggio delle pensioni degli italiani. Dai ferrovieri ai postelegrafonici, ai piloti. Conclusione, ribadita più volte: secondo le elaborazioni del calcolo cosiddetto contributivo, molti pensionati ricevono più di quanto hanno effettivamente versato nelle casse dello Stato. Anche il 100% in più. Certo, bisogna ricordare che questo accade in virtù di un patto con lo Stato secondo regole (e nuove esigenze di finanza pubblica) che poi sono cambiate. Nessuna responsabilità, dunque, da parte dei pensionati. Oggi si scopre che Massimo Carminati, considerato uno dei protagonisti dello scandalo di Mafia capitale, continua a percepire un assegno di invalidità dallo stesso Inps. In passato era accaduto di scoprirlo anche per esponenti della mafia. Certo, le regole della previdenza non possono essere stravolte e lo Stato di diritto, anche in situazioni così ambigue, non può essere messo in discussione. Ma forse sarebbe opportuno che l’Istituto nazionale della previdenza sociale cominciasse a verificare, oltre che la situazione pensionistica delle varie categorie professionali, anche questo tipo di prestazioni. Per capire se quel diritto è ancora valido.