Elkann: Marchionne resterà a lungo con noi La spinta su Gm
L’«appello» al mercato e la resistenza di Barra
Il passato («undici anni insieme»), il presente e anche il futuro, perché «con Sergio Marchionne resta ancora molto lavoro da fare insieme» (parole di John Elkann, presidente di Fiat Chrysler Automobiles). E magari anche oltre il 2018, termine dell’attuale piano quinquennale, come ha segnalato lo stesso amministratore delegato di Fca la scorsa settimana, proprio per gestire il futuro, prossimo o remoto, ossia il processo di consolidamento dell’industria mondiale dell’auto, un tasto sul quale Marchionne batte da settimane. E se la email a Mary Barra, numero uno di General Motors, non è stata la sola inviata dal manager italiano ai colleghi che guidano i big dell’auto, resta il pressing sul principale costruttore di Detroit. Secondo quanto ha riportato ieri il «Wall Street
La vicenda
A metà marzo, secondo una ricostruzione del «New York Times», Sergio Marchionne avrebbe inviato una email alla Ceo di General Motors Mary Barra invitandola a considerare una possibile fusione tra le due case automobilistiche Journal» Marchionne starebbe infatti proseguendo nel «corteggiamento» alla rivale GM. Questa volta — sembra — con l’aiuto degli hedge fund (gli investitori attivisti), con i quali avrebbe avviato contatti per spingere la più grande delle sorelle di Detroit a un’integrazione. Secondo il quotidiano finanziario Usa l’approccio più «aggressivo» di Marchionne sarebbe legato al successo ottenuto da un gruppo di hedge fund in casa Gm. Alcuni mesi fa un gruppo di investitori, guidati dall’ex manager Harry Wilson, ha chiesto a Barra, a sostegno delle quotazioni del gruppo, un piano di riacquisto di azioni per 8 miliardi di dollari. Gm, che aveva già annunciato un costoso piano di dividendi, ha finito per concedere un buy back di 5 miliardi di dollari e la manager si è risparmiata ulteriori miliardi di dollari il piano di riacquisto di azioni proprie chiesto dagli azionisti attivi a Gm miliardi di euro la linea di credito revolving sottoscritta da Fca con un pool di dodici banche problemi nel consiglio di amministrazione. Non è un mistero che l’amministratore delegato di Fca spinga sulle alleanze nell’industria automobilistica. Non nascondendo di avviare colloqui con tutti gli interlocutori possibili. «I contatti con le altre aziende dell’auto sono continui» ha detto nei giorni scorsi Marchionne, che a metà marzo aveva appunto contattato Barra via email. Che «è stata pienamente esaminata», ha rivelato ieri la Barra in una sessione di domande e risposte con gli analisti che
I vertici
Da sinistra Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca, e John Elkann, presidente precede l’assemblea annuale del gruppo: «Abbiamo le dimensioni e abbiamo sfruttato le opportunità laddove potevamo beneficiare delle partnership», ha detto la numero uno di General Motors, sottolineando come la proposta di Marchionne non sia stata accolta perché non porterebbe risparmi. Probabilmente pesa anche il passato: lo scioglimento dell’opzione «put» con Gm, quando contro le attese, Marchionne aveva convinto la casa di Detroit a pagare due miliardi di dollari per sciogliere l’obbligo di acquistare il business auto di Fca.
Il marchio Ferrari è invece sempre più orientato alla Borsa di Wall Street (non prima del 12 ottobre per questioni regolatorie). «Pensiamo che sia il momento giusto perché abbia una vita propria», ha detto ieri John Elkann. Che ha spiegato di non aver mai ricevuto pressioni dalla famiglia Agnelli per ricoprire l’attuale carica in Fca. Ieri intanto il gruppo ha sottoscritto una linea di credito da 4,8 miliardi di euro «per i fabbisogni di capitale» con un pool di dodici banche. Prestito erogato in due tranche di uguale entità (2,4 miliardi), ma di diversa durata: la prima di 37 mesi. La seconda di 60 mesi, disponibile a partire dall’estinzione di una precedente linea di credito da 1,3 miliardi di dollari.