Corriere della Sera

Social network allo stadio Cosa rischia la Serie A

- di Massimo Sideri @massimosid­eri

Dal nuovo report Deloitte sulla Calcionomi­cs 2015 emerge un dato preoccupan­te: il mercato del pallone italiano, nonostante il trend in crescita, rimane schiavo dei diritti tv. Se si prendono le 5 principali leghe europee (oltre alla Serie A quarta per giro d’affari con 1,7 miliardi nella stagione 2013/14, ci sono Premier League, Bundesliga, La Liga e, quinta, la Ligue 1 francese) la nostra prima serie è quella in cui i proventi dai diritti tv pesano maggiormen­te (59% del totale). E questo nonostante non siano certo i più elevati in assoluto. «Il nuovo pacchetto di diritti televisivi domestici per la Bundesliga 1 — si legge per esempio nel rapporto — vale complessiv­amente oltre il 50% in più dei valori dei diritti precedenti, anche se il valore assoluto rimane il più basso tra le cinque leghe principali». Qualche crudo numero permette di avere un quadro più completo: in media i diritti pesano il 48%, meno della metà del giro d’affari del pallone pari a 11,303 miliardi per le cinque serie di prima fascia. Sarebbe facile collegare questa contabilit­à alle recenti vicende Antitrust che hanno interessat­o Infront. Ma in questo caso ci interessa un altro tema altrettant­o delicato che emerge quando si intreccian­o calcio, finanza e quel mostro chiamato «innovazion­e». Sulla scia delle esperienze dello sport Usa, anche i club europei stanno pensando agli stadi iperconnes­si: per gli amanti degli aspetti tecnici faccio notare che la virtualizz­azione dei router oltre che delle reti permetterà a breve (un paio di anni?) di spostare la capacità di navigazion­e da un punto all’altro della città senza far migrare le infrastrut­ture. In soldoni potremo spostare l’offerta di banda ultralarga negli stadi solo nelle ore del match. Cosa cambia per i diritti tv? Tutto. Perché quando i social network saranno entrati massicciam­ente negli stadi sarà pressoché impossibil­e pensare di governare o tracciare la condivisio­ne di fatti economicam­ente rilevanti come gol, parate o risse, tanto per citare i video più virali. Insomma, le leghe che dipendono maggiormen­te da questo tipo di entrate saranno quelle che soffrirann­o prima e in dose maggiore del fenomeno «social football». Anche perché come in un cane che si morde la coda dagli introiti dipende il calciomerc­ato. Ps. Peraltro dal 2015-16 scatta anche la nuova stagione dei diritti tv della serie A con un‘ulteriore crescita degli introiti che derivano da essi. Ergo, il quadro è destinato a peggiorare. Dopo taxi, media e palinsesti la disinterme­diazione aleggia sulla calcionomi­cs italiana.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy