Riello, il salvataggio e l’arrivo degli americani
(d.pol.) Ettore Riello ( foto) alla fine ce l’ha quasi fatta ad allestire la rete di protezione per il suo gruppo di caldaie che ha ricavi di 500 milioni e quasi altrettanti di debiti con le banche. L’accordo quadro con l’americana United Technology di Hartford nel Connecticut sarà siglato entro giugno, se la due diligence in corso non riserverà sorprese. I cardini dell’intesa prevedono che gli americani entrino al 70% nel capitale, di fatto accollandosi i 427 milioni di esposizione a lungo termine di Riello. L’imprenditore veneto rimarrà socio con il 30% ma ha già negoziato un’opzione put, cioè un diritto di vendita alla United Technologies, esercitabile nei prossimi 3-5 anni. In pratica, è il tempo necessario all’azienda, una volta liberata dal debito, di tornare a esprimere il suo valore e indispensabile affinché Riello possa portarne a casa una fetta. Un sacrificio è stato invece chiesto alle banche finanziatrici (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare, Bpm e Veneto Banca). Ed è proprio su questo punto che ruota ancora il tavolo negoziale con gli istituti. In prima battuta, veniva ipotizzata la rinuncia (o trasformazione in strumenti partecipativi) a 50 milioni di finanziamenti a medio e lungo termine. Adesso la cifra sarebbe scesa a 40. In pratica, il 10% del debito complessivo. Per la corporation americana quotata al Nyse, l’investimento a Legnago aprirebbe le porte del mercato Europeo, dove Riello peraltro già raccoglie il 70% dei ricavi, aprendo la sfida ai big tedeschi e francesi delle caldaie. Per Ettore Riello è un modo per rimanere ancora in partita, anche se a scadenza, assicurando alla società un solido futuro. L’offerta di United Technology avrebbe battuto quella dell’olandese Bdr Thermea in virtù del progetto industriale di più ampio respiro e anche grazie al minor sacrificio richiesto alle banche in termini di write off.