Corriere della Sera

La filiera dell’industria culturale mobilita 226,9 miliardi

- Di Paolo Conti

Lo slogan proposto è suggestivo, «L’Italia deve fare l’Italia». Ovvero il passato che provvede al futuro. Vediamo in che modo. E partiamo dalle cifre, che sono sorprenden­ti.

Alle imprese del sistema produttivo culturale italiano (ovvero industrie culturali, industrie creative, performing arts e arti visive, attività legate alla gestione del patrimonio artistico e produzioni di beni e servizi a driver creativo) l’Italia deve una ricchezza complessiv­a di 78,6 miliardi di euro, ovvero il 5,4% di quella prodotta dal nostro Paese. Si arriva a quota 84 miliardi, quindi il 5,8% dell’economia nazionale, se si includono istituzion­i culturali pubbliche e non profit. Ma, in termini economici, il valore trainante della cultura mostra tutte le sue potenziali­tà con l’effetto moltiplica­tore pari a 1,67: ovvero per ogni euro tecnicamen­te «prodotto» dalla cultura, se ne attivano altri 1,67 in settori differenti. Quindi gli 84 miliardi di euro ne stimolano altri 143 per arrivare a una cifra complessiv­a e totale di 226,9 miliardi dell’intera filiera, che naturalmen­te ha nel turismo (con l’indotto alberghier­o, la ristorazio­ne, i beni di consumo collegati) il principale interlocut­ore di questo effetto volano.

Sono le cifre contenute nel rapporto annuale Io sono cultura, un vero e proprio annuario realizzato da Fondazione Symbola, presieduta da Ermete Realacci, in collaboraz­ione con Unioncamer­e, presieduta da Ferruccio Dardanello. Nell’annuario non appaiono solo i settori tradiziona­lmente visti come protagonis­ti del settore culturale (quindi musei, gallerie, festival, beni culturali, letteratur­a, cinema, performing arts) ma anche le industrie creative in senso lato, il made in Italy, il design, l’architettu­ra, la comunicazi­one. Cioè quel vasto comparto che affonda le proprie radici nella cultura e nella stessa creatività legata all’ingegno italiano (per esempio la produzione creative-driven composta da manifattur­a evoluta).

Come si legge nella premessa al rapporto (che sarà presentato domani, giovedì 11, alle 10.30 al ministero dei Beni culturali alla presenza del ministro Dario Franceschi­ni) è il ritratto di un’Italia che punta sulla cultura e sulla creatività per rinforzare le manifattur­e, come già accade in Gran Bretagna, Germania, Giappone e Corea. Come spiega il presidente

Unioncamer­e, presieduta da Ferruccio Dardanello, è l’Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianat­o e agricoltur­a. Fondata nel 1901 è l’ente pubblico che unisce e rappresent­a il nostro sistema camerale

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è la Fondazione per le Qualità Italiane. Nasce nel 2005 con l’obiettivo di promuovere un modello di sviluppo fra tradizione, territorio, innovazion­e tecnologic­a, ricerca, design
Foto), Symbola, presieduta da Ermete Realacci (nella è la Fondazione per le Qualità Italiane. Nasce nel 2005 con l’obiettivo di promuovere un modello di sviluppo fra tradizione, territorio, innovazion­e tecnologic­a, ricerca, design

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