Corriere della Sera

UN LIBERALISM­O ALLARGATO (FORSE TROPPO)

Elzeviro / Il Dizionario Rubbettino

- di Antonio Carioti @A_Carioti

Quando erano in vita, Gaetano Salvemini e Giovanni Gentile non avrebbero mai pensato che un giorno i loro nomi sarebbero apparsi nello stesso elenco di personalit­à del «mondo liberale». Lo storico antifascis­ta pugliese fu verso la classe dirigente liberale un critico severo, a volte ingiusto. Il filosofo siciliano si convinse dopo la Grande guerra che l’epoca liberale fosse terminata e diede al fascismo un’adesione convinta, confermata (e pagata con la vita) nel cupo epilogo di Salò. Inutile dire che i due si collocavan­o agli antipodi l’uno dell’altro.

Possono quindi sorprender­e i criteri con cui è stato realizzato il secondo tomo del Dizionario del liberalism­o italiano (Rubbettino, pagine 1.166, € 48), curato da una qualificat­a équipe di studiosi: Giampietro Berti, Dino Cofrancesc­o, Luigi Compagna, Raimondo Cubeddu, Elio D’Auria, Eugenio Di Rienzo, Francesco Forte, Tommaso Edoardo Frosini, Fabio Grassi Orsini, Giovanni Orsina e Roberto Pertici. Mentre il primo tomo era di carattere tematico, questo raccoglie biografie. E il compito di scegliere 404 vite esemplari non era agevole, perché i confini del liberalism­o sono sempre stati incerti. Era inevitabil­e tenere conto anche di chi vi arrivò dal socialismo, come Ivanoe Bonomi, o di chi poi passò al fascismo, come appunto Gentile e Gioacchino Volpe. Per non parlare del filone liberalsoc­ialista e azionista, da Carlo Rosselli a Norberto Bobbio.

Perciò i curatori hanno scelto di includere anche personalit­à che abbiano avversato il liberalism­o, purché la loro critica abbia contribuit­o a una revisione positiva di quella corrente «o a fare in modo che il metodo liberale venisse accettato da altre culture politiche». Così hanno mostrato un lodevole intento di apertura, ma hanno pagato un prezzo in fatto di esclusioni. Per quanto riguarda gli azionisti, ci si può chiedere perché includere Luigi Russo e non Piero Calamandre­i o Leo Valiani. In campo cattolico, perché accogliere Luigi Sturzo e Giuseppe Pella, lasciando fuori Alcide De Gasperi e Mario Scelba. D’altronde gli stessi curatori ammettono l’assenza di «figure importanti che invece avrebbero dovuto esserci». E propongono come rimedio la previsione di un’edizione online, con cui colmare le lacune.

Un altro dubbio può poi sorgere in fatto di delimitazi­one temporale. Partire dagli inizi del XIX secolo ha portato infatti a non considerar­e i grandi esponenti del «Settecento riformator­e» (uno per tutti: Cesare Beccaria) che furono i precursori del Risorgimen­to. Tutto è opinabile, ma un atteggiame­nto più selettivo verso le personalit­à vissute in seguito avrebbe forse consentito di includere almeno i nomi più importanti di quella stagione.

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