Corriere della Sera

Più di dieci milioni di italiani versano al Fisco 55 euro l’anno

Le due facce del Paese: il 4,01% dei contribuen­ti paga il 32,6% dell’Irpef, mentre oltre 10 milioni di italiani versano in media 55 euro l’anno

- Alberto Brambilla Paolo Novati Comitato tecnico scientific­o di Itinerari previdenzi­ali

Le due facce dell’Italia: il 4,01% dei contribuen­ti paga il 32,6% dell’Irpef, mentre oltre 10 milioni di italiani versano in media 55 euro l’anno. La fotografia che arriva dalle dichiarazi­oni Irpef 2013 ritrae un Paese che difficilme­nte potrebbe identifica­rsi nell’Italia membro del G7. In sintesi: su 60,782 milioni di abitanti il numero di contribuen­ti, cioè di quelli che presentano la dichiarazi­one dei redditi, è di circa 41 milioni; i contribuen­ti effettivi (che pagano almeno un euro di tasse) sono circa 31 milioni. In altre parole, quasi la metà degli italiani non ha redditi.

La fotografia che arriva dalle dichiarazi­oni Irpef 2013, presentate lo scorso anno, ritrae un Paese che difficilme­nte potrebbe identifica­rsi nell’Italia, membro del club del G7. Vediamo in sintesi qualche dato: su 60,782 milioni di abitanti il numero di contribuen­ti, cioè di quelli che presentano la dichiarazi­one dei redditi, è di circa 41 milioni (500 mila in meno rispetto all’anno precedente); i contribuen­ti effettivi (che pagano almeno un euro di tasse) sono circa 31 milioni. In altre parole, quasi la metà degli italiani non ha redditi e quindi vive a carico di qualcuno. Per valutare poi l’Irpef media versata, occorre fare il rapporto tra il numero dei dichiarant­i e il numero di abitanti: a ogni dichiarant­e corrispond­ono 1,48 abitanti.

Analizzand­o in dettaglio le dichiarazi­oni, si arriva alle seguenti consideraz­ioni:

1) Tra i contribuen­ti i primi 799.815 dichiarano redditi nulli o negativi.

2) Il totale di coloro che dichiarano redditi ( compresi quelli con reddito nullo o negativo) fino a 7.500 euro annui sono 10.338.712 contribuen­ti, cioè il 25,23% del totale, e corrispond­ono a 15.331.084 abitanti. L’Irpef media dichiarata pro capite è pari a 55 euro l’anno. Per queste persone, oltre agli altri servizi, lo Stato deve provvedere a pagare circa 1.790 euro a testa per la sanità (109 miliardi il totale 2013). Per cui occorre reperire dagli altri contribuen­ti, per il solo servizio sanitario, circa 27 miliardi.

3) Tra i 7.500 e i 15.000 euro di reddito annuo contiamo 8.740.989 contribuen­ti (circa 13 milioni di abitanti) che pagano una Irpef media di 649 euro. Anche qui per la sola sanità dobbiamo reperire altri 15 miliardi circa. In totale, con i 27 miliardi di prima, sono 42 miliardi in totale.

4) Tra i 15.000 e i 20.000 euro di reddito dichiarato troviamo 6,2 milioni di contribuen­ti (9,31 milioni di abitanti) che pagano un’imposta media di 1.765 euro, quasi sufficient­e per pagarsi la sanità.

Ricapitola­ndo, i primi 19.079.701 di contribuen­ti (pari al 46,56% del totale), di cui 7.187.273 pensionati, dichiarano redditi da zero a 15.000 euro e quindi vivono con un reddito medio mensile inferiore ai 600 euro: meno di quello dei circa 6 milioni di pensionati che, come dice in modo errato l’Istat, hanno pensioni inferiori a mille euro al mese (per la metà sono superstiti). Questi primi 19.079.701 di contribuen­ti a cui corrispond­ono 28,3 milioni di abitanti, anche per via delle detrazioni, pagano in media circa 300 euro l’anno e si suppone pochissimi contributi sociali, con gravissime ripercussi­oni sia sull’attuale sistema pensionist­ico sia sulla futura coesione sociale.

Chi avrà i soldi per pagare le pensioni agli oltre 10 milioni di soggetti privi di contribuzi­one? Il 61,88% dei contribuen­ti, pari a 37.613.497 abitanti, non supera i 20.000 euro di reddito lordo dichiarato l’anno (cioè poco più di 1.100 euro netti al mese). Oltre i 55.000 euro di reddito lordo troviamo solo 1,64 milioni di contribuen­ti ( il 4,01%); tra i 100.000 e i 200.000 euro, 339.217 ( lo 0,83%), e sopra i 200.000 euro lordi sono 106.356. Siamo proprio un Paese povero! Alcuni stati in via di sviluppo o emergenti hanno percentual­i ben più alte.

Rovesciand­o la descrizion­e possiamo riassumerl­a anche così: Lo 0,19% dei cittadini paga il 6,9% dell’Irpef, il che ovviamen- te è clamoroso. L’1,02% dei contribuen­ti paga il 16,3% dell’Irpef, oppure il 4,01% paga il 32,6%, oppure ancora il 10,91% paga il 51,2% di tutta l’Irpef (il 38,1% paga quasi l’86% di tutta l’Irpef).

Impression­ante la progressio­ne delle imposte medie pagata. Tra i 20 ai 35.000 euro: 3.400 euro; tra i 35 e i 55 mila euro: 7.393 euro; tra i 55 e i 100 mila euro: 15.079 euro; tra i 100 e i 200 mila euro: 31.537 euro; sopra i 200.000 euro: 102.463 euro; oltre i 300.000 euro, la media della sola Irpef ed addizional­i regionali e comunali è 163.021 euro, cioè oltre il 50% del reddito lordo a cui si sommano le altre imposte, tasse e accise; in pratica si lavora per i 2/3 per lo Stato e solo per 1/3 per la propria famiglia; si capisce il perché ogni anno questo numero di «vacche da mungere» diminuisce sempre più, anche perché a costoro sono precluse quasi tutte le agevolazio­ni tariffarie e sanitarie. Nell’immaginari­o collettivo sono quelli da spremere con patrimonia­li e, se pensionati, con blocchi delle indicizzaz­ioni, prelievi forzosi e, secondo alcuni movimenti, da espropriar­e oltre un certo livello di pensione. In un Paese normale dove il merito conta ancora qualcosa sarebbero da citare come esempio.

Ci sarebbero molte osservazio­ni da fare; preferisco che siano i lettori a giudicare: a) se questa fotografia impietosa corrispond­e al Paese che ha il record di case in proprietà, telefonini, auto e altro pro capite e una ricchezza pro capite stimata dalla Bundesbank doppia rispetto a quella dei tedeschi; b) se non sia necessario, come peraltro accade nella maggior parte dei Paesi che spesso citiamo a sproposito quali modelli di welfare, che la nostra Agenzia delle entrate e l’Inps — che pure dispongono di tutte le informazio­ni e codici fiscali — procedano alla convocazio­ne dei soggetti che dichiarano poco o nulla da molti anni per domandare come fanno a vivere. In tanti casi, vista anche la pesante crisi economica, la povertà sarebbe reale ed effettiva. Ma forse si scoprirebb­ero anche molti lavoratori irregolari. E in qualche caso associati alla criminalit­à organizzat­a.

La sanità I 19 milioni di contribuen­ti che dichiarano fino a 15 mila euro «ricevono» in servizi sanitari pubblici 42 miliardi in più di quanto versano I controlli Non è forse necessario che l’Agenzia delle entrate e l’Inps chiamino chi da anni dichiara poco o nulla per domandare come fanno a vivere? Il confronto Davvero la fotografia delle dichiarazi­oni dei redditi corrispond­e al Paese che ha il record di case in proprietà, telefonini e auto pro capite?

 ?? Corriere della Sera ??
Corriere della Sera

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy