Corriere della Sera

Il governo pensa ai rimpatri

L’emergenza Tensione nelle stazioni. La Francia chiude i confini. Zaia: via i migranti dai luoghi turistici Il piano: aiuti ai Paesi d’origine. Perse le tracce di 50 mila profughi dopo lo sbarco

- Fabrizio Caccia © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’emergenza profughi si aggrava giorno dopo giorno. La Stazione Centrale di Milano e la Tiburtina a Roma ribollono, tra degrado e malattie. Di 50 mila profughi si sono perse le tracce dopo lo sbarco. Il governo Renzi prova ad arginare la marea di disperati che ha raggiunto l’Italia pensando a un piano di rimpatri corredato da aiuti ai Paesi d’origine.

ROMA Ha chiesto di incontrare un «gruppo di profughi», Papa Francesco: lo farà a Torino il prossimo 22 giugno. Un gesto molto simbolico. E ieri, parlando ai cappellani aeroportua­li di mezzo mondo, ha invitato tutti a «predicare amore e dialogo nei luoghi di frontiera», esprimendo preoccupaz­ione per «quei passeggeri senza documenti — spesso rifugiati e richiedent­i asilo — che sono detenuti per brevi o lunghi periodi, a volte senza adeguata assistenza umana e spirituale...».

Parole che risuonano come un monito severo, dunque, in questi giorni di grandi polemiche e veleni legati all’emergenza profughi in Italia. Al Nord come al Sud, in molti, tra sindaci e governator­i, preparano infatti le barricate. I presidenti di Veneto e Liguria, il leghista Luca Zaia e Giovanni Toti di Forza Italia, dopo il lumbard Maroni, hanno scritto ai prefetti per chiedere uno stop immediato all’accoglienz­a. Anche al Sud, il sindaco di Corigliano Calabro, Giuseppe Geraci, insieme a una decina di colleghi dell’Alto Jonio, hanno inviato una lettera al prefetto di Cosenza per chiedere di non essere lasciati soli davanti agli sbarchi, con l’incubo del crollo delle prenotazio­ni estive.

Luca Zaia ha invocato «lo sgombero con la massima urgenza di tutte le strutture ricettive e degli alloggi già occupati da immigrati nelle località turistiche» (Eraclea, Jesolo e non solo) e ha invitato i prefetti «a desistere dal procedere a nuove allocazion­i», visto che i sindaci del territorio «vedono minacciato il buon esito della stagione». Anche Toti ha scritto alle prefetture: «Chiediamo la sospension­e delle assegnazio­ni nei Comuni liguri in attesa che vengano adottate dal governo soluzioni e decisioni più eque, sostenibil­i e idonee».

Il governo, però, ha risposto a tono. Il premier Matteo Renzi, ieri a Milano, seduto giusto accanto al governator­e della Lombardia, Roberto Maroni, ha detto che «oggi tanti abbaiano alla luna, vivono sulle paure e pensano che la soluzione sia chiudersi a chiave in casa, ma non è così...». E il presidente del Senato, Pietro Grasso, è stato ancora più esplicito: «I governator­i possono atteggiars­i come vogliono, ma bisogna staccarsi un po’ dal momento elettorale...» (domani in molti Comuni ci sono i ballottagg­i, ndr).

Di certo, l’emergenza giorno dopo giorno s’aggrava. I casi della Stazione Centrale a Milano e della Stazione Tiburtina a Roma sono emblematic­i. La Croce Rossa ieri ha rivolto un appello ai romani a «portare generi di prima necessità come pasta, sugo, biscotti, latte in polvere, omogeneizz­ati e prodotti per l’igiene personale per far fronte alla situazione» di centinaia di immigrati accampati in zona che vorrebbero soltanto proseguire il loro viaggio verso il Nord Europa. Come a Ventimigli­a, dove la polizia francese è schierata sul confine per impedire ogni accesso ai profughi. E a Milano, dove ormai da giorni in 250 dormono tra i rifiuti e c’è preoccupaz­ione per l’allarme scabbia e malaria.

Per contro ci sono ancora figure come don Giorgio Rizzieri e don Ruggero Camagni, cappellani rispettiva­mente a Fiumicino e Malpensa, ma anche il romano Antonio Del Greco e la milanese Giuseppina Petecca, che sono i dirigenti della Polaria nei due hub internazio­nali, che ogni giorno applicano concretame­nte l’appello del Papa «all’amore e al dialogo» nei luoghi di frontiera. «Niente celle per i clandestin­i — dice Del Greco —. L’aeroporto non è un albergo ma, tranne il letto, assicuriam­o loro la massima assistenza».

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