Solo pari con la Croazia Una svastica sull’erba
Un pari in Croazia che va stretto agli azzurri ma è un passo avanti verso Euro 2016. Candreva su rigore replica a Mandzukic. Gol regolare di El Shaarawy annullato
Senza pubblico, non è calcio vero. Ma alla fine, da una serata anomala e complicata, è uscita la miglior Italia di Conte: incerottata dopo una stagione interminabile e sotto di un gol, la squadra prima ha dimostrato di non essere mai disposta ad arrendersi e poi ha messo in vetrina un calcio organizzato e propositivo. Assenze, infortuni in corso d’opera, stanchezza, avvio in salita non hanno impedito agli azzurri di conquistare un punto in casa della Croazia, ripetendo l’1-1 di Milano (16 novembre) e facendo un passo avanti verso la qualificazione, con il terzo pari consecutivo nel girone, quello che più di tutti va stretto a Conte.
L’Italia ha chiuso in equilibrio di gol un primo tempo, che sembrava nato storto. In sintesi: rigore per un intervento sciagurato di Astori su Srna (7’), con Buffon reattivo a respingere il tiro; azione azzurra, splendida per il modo in cui la squadra si è aperta, conclusa da un cross di Candreva per El Shaarawy, con gol annullato dall’assistente Mullarkey per un fuorigioco che non c’era (10’, sempreché Pellé in mezzo non abbia toccato il pallone, come segnalato dal giudice di porta); mezza Italia (Bonucci, De Silvestri, El Shaarawy e Marchisio) a protestare, lasciando spazio alla volata coast to coast di Srna, tocco per Rakitic, con assist per il vantaggio di Mandzukic (11’). E ancora: altra palla-gol croata (Olic in ritardo di centesimi), Buffon infortunato al piede destro, ma deciso a non mollare, De Silvestri costretto ad uscire (ginocchio) dopo essersi immolato per salvare su Kovacic ( « buco » di Astori).
È stato dopo mezz’ora di stenti, anche indotti, che l’Italia è tornata con forza in partita, approfittando della traballante fase difensiva croata. Sembrava che il pareggio fosse cosa fatta, quando Marchisio ha lanciato Pellé, che ha consegnato a El Shaarawy la palla buona, ma il tiro centrale è stato bloccato da Subasic, che nulla ha potuto però sul cucchiaio del rigore di Candreva (aveva già segnato a San Siro), nato da un fallo di mano in area di Mandzukic sulla punizione di Pirlo (36’). Il regista azzurro molto ha sbagliato all’inizio, ma ha fatto vedere che cosa significhi avere il piede alla Corso, quando ha lanciato Pellé, che però ha calciato su Subasic in uscita (angolo, 46’).
La situazione di parità ha ingessato la partita nella ripresa: la Croazia ha provato a riportarsi in avanti, ma senza esagerare e senza gli slanci della prima parte, avendo capito che l’Italia sarebbe stata pronta in qualsiasi momento a fare male, pur con qualche errore di misura nell’ultimo passaggio o nelle conclusioni. Un’Italia disinvolta, sempre pronta a costruire, con movimenti connessi e doppia palla del vantaggio prima di Pirlo (alto) e poi di Parolo (tiro centrale). Un segnale che se gli azzurri avessero la possibilità di stare per un po’ più tempo insieme e di giocare qualche gara di più, la situazione potrebbe solo migliorare. La Croazia si è trovata nella condizione di muoversi in spazi sempre più stretti (una sola palla in area nell’ultima mezz’ora, Rakitic, alto) e ha dovuto rifugiarsi in un possesso insistito, ma solo a scopo preventivo. E alla fine è arrivato il pareggio che avvicina croati e azzurri alla qualificazione del gruppo H, ma che non premia la ripresa dell’Italia.