Quote vincolanti, ma concordate La carta Ue per superare le resistenze
BRUXELLES «Difenderemo la nostra proposta fino all’ultima parola» e l’attuazione dovrà essere «il prima possibile». È la posizione della Commissione Europea sull’Agenda immigrazione in tutte le sue parti.
L’esecutivo Ue è fermo anche sull’obbligatorietà della ridistribuzione in due anni tra gli Stati membri di 40 mila immigrati che richiedono protezione internazionale (siriani ed eritrei), arrivati sulle coste di Italia e Grecia dal 15 aprile scorso, e sui criteri per il calcolo della percentuale che spetterà ad ogni Paese: i due punti che trovano le maggiori resistenze tra i Paesi. Ma nello stesso tempo il portavoce Margaritis Schinas ha spiegato che «è importante misurare il dibattito del Consiglio Affari interni di martedì, le conclusioni senza o con un voto finale, pesare la situazione come risultato della discussione tra gli Stati che vedranno il pacchetto per la prima volta». L’ultima parola arriverà dal vertice dei capi di Stato e di governo, che sono l’organo politico più alto.
Dunque ora il dibattito è di nuovo politico ed è tra gli Stati Ue: una maggioranza di Paesi, che comprende oltre a Italia e Grecia anche Francia e Germania, è a favore della proposta della Commissione. Ieri una colazione tra gli ambasciatori di circa tre ore ha aperto il confronto, che proseguirà nel Consiglio Affari interni di martedì. In quella occasione, secondo una fonte diplomatica, i Paesi baltici, quelli dell’Est, Spagna e Portogallo, chiederanno che la condivisione della responsabilità sull’accoglienza sia su base volontaria ma al momento non è prevista una decisione formale. Nonostante le divisioni, il clima è «costruttivo — riferiscono altre fonti diplomatiche — pur nella complessità del negoziato». L’obiettivo è arrivare al vertice di fine giugno con una decisione consensuale su tutti gli elementi del pacchetto.
La politica nazionale, osservano a Bruxelles, si gioca anche sulle parole. Per uscire dall’impasse si sta lavorando a dei criteri con una chiave di ripartizione vincolante ma concordata. Spunterebbe le armi di chi impugna lo slogan «Lo impone Bruxelles», permetterebbe di rispettare la sensibilità di chiede la volontarietà e di tenere conto delle obiezioni dei Paesi dell’Est, che sostengono di essere se non in emergenza ma linea di frontiera, come evidenziava ieri un rapporto dell’Unhcr, in base al quale un numero sempre maggiore di migranti arriva in Europa attraverso i Balcani occidentali. Diverse soluzioni, comunque, saranno sul tavolo. La presidenza di turno lettone ha invitato gli Stati membri a presentare nuove proposte sul ricollocamento.