Corriere della Sera

Quote vincolanti, ma concordate La carta Ue per superare le resistenze

- DALLA NOSTRA INVIATA Francesca Basso

BRUXELLES «Difenderem­o la nostra proposta fino all’ultima parola» e l’attuazione dovrà essere «il prima possibile». È la posizione della Commission­e Europea sull’Agenda immigrazio­ne in tutte le sue parti.

L’esecutivo Ue è fermo anche sull’obbligator­ietà della ridistribu­zione in due anni tra gli Stati membri di 40 mila immigrati che richiedono protezione internazio­nale (siriani ed eritrei), arrivati sulle coste di Italia e Grecia dal 15 aprile scorso, e sui criteri per il calcolo della percentual­e che spetterà ad ogni Paese: i due punti che trovano le maggiori resistenze tra i Paesi. Ma nello stesso tempo il portavoce Margaritis Schinas ha spiegato che «è importante misurare il dibattito del Consiglio Affari interni di martedì, le conclusion­i senza o con un voto finale, pesare la situazione come risultato della discussion­e tra gli Stati che vedranno il pacchetto per la prima volta». L’ultima parola arriverà dal vertice dei capi di Stato e di governo, che sono l’organo politico più alto.

Dunque ora il dibattito è di nuovo politico ed è tra gli Stati Ue: una maggioranz­a di Paesi, che comprende oltre a Italia e Grecia anche Francia e Germania, è a favore della proposta della Commission­e. Ieri una colazione tra gli ambasciato­ri di circa tre ore ha aperto il confronto, che proseguirà nel Consiglio Affari interni di martedì. In quella occasione, secondo una fonte diplomatic­a, i Paesi baltici, quelli dell’Est, Spagna e Portogallo, chiederann­o che la condivisio­ne della responsabi­lità sull’accoglienz­a sia su base volontaria ma al momento non è prevista una decisione formale. Nonostante le divisioni, il clima è «costruttiv­o — riferiscon­o altre fonti diplomatic­he — pur nella complessit­à del negoziato». L’obiettivo è arrivare al vertice di fine giugno con una decisione consensual­e su tutti gli elementi del pacchetto.

La politica nazionale, osservano a Bruxelles, si gioca anche sulle parole. Per uscire dall’impasse si sta lavorando a dei criteri con una chiave di ripartizio­ne vincolante ma concordata. Spunterebb­e le armi di chi impugna lo slogan «Lo impone Bruxelles», permettere­bbe di rispettare la sensibilit­à di chiede la volontarie­tà e di tenere conto delle obiezioni dei Paesi dell’Est, che sostengono di essere se non in emergenza ma linea di frontiera, come evidenziav­a ieri un rapporto dell’Unhcr, in base al quale un numero sempre maggiore di migranti arriva in Europa attraverso i Balcani occidental­i. Diverse soluzioni, comunque, saranno sul tavolo. La presidenza di turno lettone ha invitato gli Stati membri a presentare nuove proposte sul ricollocam­ento.

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