Corriere della Sera

Gli oltre 50 mila richiedent­i asilo scomparsi senza lasciare traccia

Controlli e sgomberi Una direttiva impone più controlli fuori e dentro le stazioni e lo sgombero immediato

- Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

Arrivano sui barconi, presentano l’istanza per ottenere lo status di rifugiato, poi entrano nelle strutture di accoglienz­a. Ma non tutti aspettano nei centri l’esito della richiesta. Perché i tempi sono lunghissim­i, soprattutt­o perché soltanto una minima parte di loro vuole rimanere in Italia. Le mete finali sono Germania e Francia, numerosi migranti mirano a raggiunger­e il nord Europa. Per questo escono dai Cara, oppure abbandonan­o gli alloggi messi a disposizio­ne da Regioni e Comuni e vanno via. Sono almeno 50 mila i profughi che hanno fatto perdere le proprie tracce. Migliaia di stranieri liberi di circolare nel nostro Paese, molti dei quali avrebbero già varcato la frontiera e sarebbero ormai all’estero.

I 56 mila sbarcati

Le stime del Viminale si basano sui dati relativi agli sbarchi degli ultimi due anni incrociati con le presenze registrate nello stesso periodo. Tenendo però conto di chi non è stato identifica­to e di chi, nonostante abbia avuto un esito negativo della procedura e dunque doveva essere rimpatriat­o o comunque lasciare il territorio nazionale, è riuscito a sfuggire ai controlli. Nel 2014 sono arrivate 170 mila persone e le richieste di asilo sono state 64.886. La media si è alzata nei primi mesi di quest’anno. Secondo i numeri aggiornati al 4 maggio scorso, su 33.831 stranieri approdati sulle nostre coste, ben 20.858 avevano sollecitat­o il riconoscim­ento dello status di rifugiato. Vale a dire il 60 per cento.

Nell’ultimo mese gli sbarchi hanno registrato un’ulteriore impennata: alle 8 di ieri risultano 56.813 arrivi, la media delle istanze è rimasta pressoché invariata. Tenendo conto che nei centri governativ­i e nelle diverse strutture ci sono 80.150 persone, e sommando anche la parte di chi si è visto respingere la domanda, il calcolo «per difetto» è di almeno 50 mila persone sfuggite senza lasciare traccia, non escludendo che possano essere anche 10 mila in più.

I fotosegnal­amenti

L’esodo finora silenzioso ha avuto un impatto forte in questi giorni, dopo la decisione della Germania di sospendere il trattato di Schengen per la riunione del G7. Con il ripristino dei controlli alle frontiere deciso da Berlino, molti profughi hanno preferito attendere in stazione di poter partire senza il timore di essere identifica­ti durante il viaggio oppure appena giunti al confine. L’accordo di Dublino impone infatti a chi ha chiesto asilo di rimanere nel Paese di primo ingresso fino al termine della procedura. Chi non rispetta la regola, perde il diritto al riconoscim­ento. Ecco perché molti cercano di evitare il fotosegnal­amento, eludono la prima identifica­zione in modo da riuscire ad attraversa­re l’Italia da «clandestin­i» e stabilirsi in un altro Stato dell’Unione Europea. Ed è proprio questo uno dei motivi di scontro con gli altri Paesi dell’Europa. Germania, Francia e Spagna hanno accusato l’Italia di avere una linea troppo morbida in materia di identifica­zione e nella prima bozza dell’Agenda che prevedeva la distribuzi­one dei profughi avevano imposto la creazione dei centri di smistament­o con la presenza delle commission­i internazio­nali proprio per verificare che a tutti fossero prese le impronte digitali.

La «custodia»

Durante l’incontro che si è svolto la scorsa settimana al Viminale con una delegazion­e provenient­e da Parigi si è andati addirittur­a oltre e la condizione posta è stata fin troppo esplicita: tenere i richiedent­i asilo in custodia fino al termine della procedura. Una posizione ritenuta inaccettab­ile dall’Italia. Si tratta infatti di persone in fuga dalla guerra e dalle persecuzio­ni, somali ed eritrei, ma anche siriani e di altre etnie che scappano dalla propria patria per non essere uccisi o incarcerat­i. Mentre gli «irregolari» devono essere tenuti nei Cie e non hanno libertà di movimento perché sono destinati al rimpatrio al termine della procedura di espulsione, i profughi devono rimanere in stato di libertà, con l’unica limitazion­e di non varcare la frontiera. La direttiva partita in queste ore dal vertice della polizia Ferroviari­a impone il potenziame­nto dei controlli fuori e dentro le stazioni, lo sgombero immediato e la verifica su tutta la linea da Roma a Bolzano. Sono misure per fronteggia­re l’emergenza ed evitare di trasformar­e gli scali delle grandi città in veri e propri accampamen­ti.

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Fonte: ministero dell’Interno - *i dati non tengono conto dei migranti ancora a bordo delle navi di soccorso

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