Corriere della Sera

Il cambio di regia per il Giubileo Marino frena: chi l’ha detto?

La telefonata con il prefetto. Il sindaco rischia anche sui tempi per i fondi

- Ernesto Menicucci

Giunta in bilico In consiglio comunale è saltato il numero legale. Un segnale di Sel al primo cittadino

La linea ufficiale è smussare, sdrammatiz­zare, addirittur­a «sorridere». Ma in realtà l’effetto delle indiscrezi­oni sulla bozza del governo, che prevede una sorta di «commissari­amento» per il Giubileo affidato al prefetto Franco Gabrielli, è quello di una « doccia gelata» sul sindaco di Roma, Ignazio Marino.

Che, magari anche per non pensare ai guai, è volato a Londra. Gli capita spesso nei giorni cruciali — alluvioni, manifestaz­ioni di black bloc, frizioni politiche — di essere «altrove». Ieri era in Inghilterr­a per impegni pubblici (l’incontro con l’ad di Google Art) e privati (una visita alla figlia che lì studia).

Marino sbarca ad Heathrow e, all’ora di pranzo, chiama Gabrielli: vuole capire, il sindaco, se anche il prefetto lo ha «scaricato» e se le voci sul commissari­amento le abbia messe in giro lui. Gabrielli su una parte lo rassicura («non sono stato io», gli dice) ma sul resto non lo può aiutare. Anzi, il suo primo commento alle agenzie è laconico: «Non commento le ipotesi del governo».

Il sindaco insiste e alla fine ottiene — quantomeno — una nota stampa congiunta: «Nel colloquio è stato ribadito l’impegno comune per Roma. Sindaco e prefetto hanno commentato con sorpresa, e con un po’ di ironia, alcuni articoli di stampa, dichiarand­osi totalmente estranei alle indiscrezi­oni uscite oggi e ribadendo la loro reciproca stima». E il Giubileo? «Sindaco e prefetto — proseguono le “diplomazie” — hanno la ferma e comune intenzione di lavorare assieme per la migliore riuscita del Giubileo straordina­rio, convinti che in questa stessa ottica si muove il governo».

Fino a qui la versione ufficiale, che certifica il tentativo di «ricucitura» da parte di Marino, che il giorno prima aveva dato in escandesce­nze. Qualcuno dei suoi fidati collaborat­ori, commenta: «La telefonata a Gabrielli poteva farla prima...». Il sindaco, ora, sta tentando di recuperare il terreno perduto. E pressa il governo per avere almeno i poteri di deroga speciali, previsti per legge su mobilità, strade e ambiente. Un contentino, rispetto al coordiname­nto dato al prefetto.

Altro discorso, quello sui fondi necessari al Giubileo. Comune e governo sono d’accordo su 499 milioni di euro, 400 dei quali dalla gestione commissari­ale istituita per fronteggia­re il debito comunale ante 2008. Ora, però, la Ragioneria generale ha posto dei dubbi. Entro martedì, quando il testo dovrebbe andare in Consiglio dei ministri, il nodo va sciolto. Proprio Marino rilancia: «In questo momento — dice — quello di cui avrei veramente piacere è la possibilit­à di iniziare al più presto le opere di ricucitura, riparazion­e delle buche e sistemazio­ne di quei percorsi pedonali a cui tanto tiene Papa Francesco. È davvero urgente iniziare visto che mancano pochi mesi all’8 dicembre». E, ancora, su Gabrielli: «Lui è uno straordina­rio servitore dello Stato, io il sindaco. Lavoreremo molto bene, attendiamo di sapere dal governo con quali ruoli e quali strumenti». Le opposizion­i chiedono le dimissioni del sindaco: da Beppe Grillo (che lo chiama «Ignaro» Marino) a Giorgia Meloni, da Maurizio Gasparri a Corrado Passera. E ieri, in Assemblea capitolina, è saltato il numero legale, soprattutt­o per la defezione di Sel. Nichi Vendola, sull’Huffington Post, scrive: «Salvare Roma. Ma occorre scendere da quel colle, ritrovare l’anima di un progetto di rinascita. Altrimenti, meglio tornare alle urne. Non si può galleggiar­e, sennò Roma affoga». Perché poi i cittadini giudicano sui livelli dei servizi in città. E il giudizio, nei confronti di Marino, non è certo positivo.

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