Corriere della Sera

La sfida greca all’ultimo round Merkel chiama la fine dei giochi

Timori di un default: Borse in netto calo, sale lo spread dei titoli italiani

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Danilo Taino

Avanti La cancellier­a tedesca Angela Merkel, 60 anni, a Bruxelles: «Dove c’è una volontà, c’è una strada», ha detto invitando le parti a procedere nel negoziato

Dunque, la sfida greca è entrata nell’ultimo round. Doveva arrivare, il negoziato non poteva trascinars­i per sempre. Ieri, Angela Merkel ha invitato le parti ad andare avanti, con una frase che ormai è entrata nel suo vocabolari­o politico (l’aveva già usata una settimana fa con David Cameron): «Dove c’è una volontà, c’è una strada». Il ritiro del Fondo monetario internazio­nale (Fmi) dal tavolo delle trattative tecniche, l’altro ieri, ha però determinat­o la chiamata della fine della trattativa: le lunghe discussion­i degli scorsi quattro mesi finiscono qua, ora sta al governo di Atene mostrare le carte definitive, la proposta di riforma e di stabilità delle sue finanze pubbliche in cambio di aiuti.

Nessuno parla di ultimatum, almeno non ufficialme­nte: nemmeno a Berlino. Qualche minimo spazio di trattativa ci può ancora essere, probabilme­nte i creditori sono disposti ad avvicinars­i un po’ alle richieste del premier Alexis Tsipras di un programma che preveda un surplus primario del bilancio pubblico inferiore all’1%. Più di quello, però, non sembrano disposti a concedere: l’ultima proposta che hanno avanzato nei giorni scorsi — definita da Tsipras «assurda» — è più o meno il limite massimo di ciò che sono disposti a concedere: a patto che Atene accetti e faccia realmente una serie di riforme. Ieri, la Grecia ha invece proposto un nuovo programma che — dicono ad Atene — contiene ancora la richiesta di ristruttur­azione del debito, non prevede la riforma delle pensioni e ha obiettivi di bilancio che finora i creditori hanno respinto.

Difficilme­nte, a questo punto, la proposta ellenica verrà

Le prossime tappe

trattata come quelle precedenti, con una discussion­e nel merito. Si andrà a un confronto politico alla riunione del 18 giugno dei ministri finanziari dell’Eurozona: questa è la prima scadenza per vedere se ci sarà un accordo; la seconda sarà a fine mese, quando Atene dovrà saldare scadenze del debito con il Fmi per 1,6 miliardi (che al momento non ha). Il passaggio duro nella trattativa — con voci di discussion­i in corso tra i creditori sull’ipotesi di default — ha ieri agitato la finanza: la Borsa di Milano ha perso l’1,27% e lo spread del Btp decennale sul Bund tedesco è salito di 13 punti, a 137.

Sui mercati, però, le banche più attente alla Grecia continuano a dare la probabilit­à di un accordo entro la fine del mese tra il 70 e l’80%. La volontà di Frau Merkel di non rischiare l’uscita di Atene dall’euro è tenuta in grande consideraz­ione. Il dubbio sorge quand o c i s i do m a n d a co s a succedereb­be nella politica greca se Tsipras tornasse a casa con un accordo, il quale, per quanto addolcito, sarebbe non facile da accettare per almeno una parte del suo partito, Syriza. Qui lo scenario cambia: le probabilit­à che il governo ellenico resti in carica e che Tsipras rimanga primo ministro se fa un accordo con i creditori vengono date attorno al 20% (sempre nell’interpreta­zione di banche europee). Secondo calcoli di un’analista greca, in Syriza ci sarebbero otto parlamenta­ri comunisti, 15-20 facenti capo a Piattaform­a di Sinistra e 5-10 cani sciolti che potrebbero votare contro il governo e farlo cadere. Nel qual caso, prima di arrivare a nuove elezioni, sarebbe tentata la via di un governo tecnico.

@danilotain­o

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(Ap)
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