Corriere della Sera

Servono 50 miliardi per tenere Atene a galla

- Di Ivo Caizzi

Si annuncia ancora più problemati­co il negoziato su un terzo piano di aiuti

L’intensific­azione delle pressioni sul governo greco — per accelerare un accordo con i creditori — nasce dall’urgenza di rispettare la scadenza di fine giugno, concordata dai 19 ministri finanziari dell’Eurogruppo il 20 febbraio scorso. A Berlino, nelle istituzion­i europee e nel Fondo monetario di Washington, che rappresent­ano le maggiori esposizion­i sul debito di Atene, non hanno però deciso un atteggiame­nto più stringente solo per i 7,2 miliardi di prestiti in discussion­e, appena sufficient­i per non rischiare l’insolvenza della Grecia questa estate. A preoccupar­e è la difficoltà di far accettare al governo di estrema sinistra di Alexis Tsipras le misure di austerità volute dalla cancellier­a tedesca di centrodest­ra Angela Merkel in vista dell’indispensa­bile terzo piano di aiuti, che deve essere negoziato appena (e se) si concluderà positivame­nte la trattativa in corso da mesi.

Le stime indicano tra 30 e 50 miliardi come necessari per consentire alla Grecia di continuare a onorare i debiti dall’autunno in poi. A Bruxelles molti intuiscono che questi nuovi prestiti trainerann­o verso l’alto le richieste di rigore nel bilancio, volute soprattutt­o dalla Germania per garantire ai creditori il recupero delle esposizion­i. Pertanto, se Tsipras e il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis resistono sulle contropart­ite dei 7,2 miliardi in discussion­e, anticipano come più problemati­co il negoziato successivo sulle decine di miliardi aggiuntivi.

Da queste consideraz­ioni sono partite alcune componenti dell’euroburocr­azia per proporre di valutare preventiva­mente le eventuali conseguenz­e di un fallimento della Grecia con uscita dalla zona euro. Hanno l’appoggio di lobby di istituzion­i finanziari­e attivissim­e nelle maxi-speculazio­ni sui mercati, che garantisco­no guadagni ingenti a chi sa sfruttare tempestiva­mente i rapidi saliscendi provocati dai continui annunci sul futuro di Atene. Ma il ricordo recente dell’incapacità delle istituzion­i Ue di prevedere e di fronteggia­re l’esplosione della crisi finanziari­a internazio­nale ha convinto vari governi a essere prudenti con gli scenari ipotizzati dagli euroburocr­ati.

Si è preferito rafforzare le pressioni ultimative su Atene per tentare il compromess­o entro giugno. Anche se a Berlino non avrebbero rinunciato a ottenere subito alcune rassicuraz­ioni di Tsipras e Varoufakis nella prospettiv­a del terzo piano di prestiti.

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