«Mai sul treno da soli dalle 19 alle 7»
Rapine, spaccio, stupri: pendolari a rischio. I controllori: abbiamo paura a chiedere il biglietto
Sul Passante ferroviario e sulle linee che muovono dall’hinterland e dalle province verso Milano, sono pericolosi anche i mendicanti. Ajmal Shahzad, pachistano di 24 anni, arrancava lungo i corridoi dei vagoni, chiedeva un’offerta e, quando vedeva che c’era disponibilità ad aiutarlo, se ne approfittava. Estraeva un coltello e una catena, minacciava e pretendeva la consegna di portafogli, cellulari, anelli, collanine. Nel commentare l’arresto, mercoledì, la polizia s’era raccomandata con i viaggiatori all’ascolto, ricorrendo a quella che può somigliare a una specie di ritirata ma che invece è realpolitik: non rimanete isolati, state uniti, preferibilmente mettetevi insieme nella carrozza di testa.
Furti e buchi d’organico
Gli ultimi dati ufficiali dicono che, rispetto al 2014, quest’anno sui treni e nelle stazioni sono calati i furti (da 187 a 165) nonostante i seicento agenti della polizia ferroviaria siano pochi anche se prolifici (da gennaio già 108 arresti): ne servirebbero un centinaio in più. Il fronte del resto è ampio. Ogni giorno vanno sorvegliati 150 convogli di Trenitalia e i 2.100 regionali di Trenord. Specie di sera e di notte, e specie nella geografia del Passante, concepito negli anni Ottanta, avviato a fine anni Novanta e punto di convergenza delle linee ferroviarie da Nordovest e Sudest.
Dalle 19 alle 7, per ammissione di macchinisti, capotreni e controllori ugualmente flagellati dalle pesanti carenze d’organico, scatta l’orario della paura. I macchinisti erano due e son diventati uno; anche i controllori giravano a coppie e ora vanno in solitudine; contenziosi su chi debba pagare il servizio hanno impedito la nascita d’un efficiente sistema di vigilanza affidato alle guardie. Le stazioni sono enormi, sproporzionate: sul Passante, Milano aveva progetti ambiziosi e se non ci fosse l’Expo l’utilizzo sarebbe quello degli altri anni, sul venti-trenta per cento del «potenziale»; agli ingressi nessuno sorveglia, si passa sotto i tornelli e via. Latitano i controlli dei biglietti sui treni. Quale coraggioso osa? E per che cosa, per uno stipendio medio sui 1.700 euro? D’accordo, ci sono i controllori alla Carlo Di Napoli. Ma gli «avventurieri» rappresentano la minoranza. E gli episodi sono ormai così frequenti che uno neanche chiama polica zia e carabinieri. Lascia perdere.
Siringhe come armi
Potremmo parlare dei fatti noti avvenuti nel tempo: una ragazza di 23 anni pedinata e aggredita all’uscita del Passante di via Domodossola; cinque pendolari rapinati da un tizio con la siringa sporca di sangue sui treni nel tratto da Repubbli- a Porta Vittoria; un pendolare picchiato per un telefonino all’altezza della stazione Bovisa, la stessa dove la scorsa settimana una ragazza inglese è stata «attirata» in trappola da un egiziano che l’ha violentata.
Poi potremmo parlare del non detto. Le stazioni sono diventate luoghi di spaccio di droga. A volte di scontri tra bande sudamericane. I controllori ricevono sputi in faccia, insulti, spintoni, schiaffoni, pugni, fin quando non incontrano gente con un machete. I vagoni subiscono devastazioni ai sedili e ai finestrini. Le donne che prendono i treni dal tardo pomeriggio in avanti, se possibile, si raccomandano a casa che qualcuno le aspetti direttamente sulla banchina, che si raggiungono camminando per centinaia e centinaia di metri senza incontrare negozi e spazi pubblicitari. Il Passante non ha proprio appeal, è un buco nero.
Chi (non) denuncia
Era successo nella stazione di Rogoredo. I treni (quattro) c’erano e però mancavano i macchinisti. I passeggeri stavano lì. Inchiodati. Turni mal preparati e personale assente avevano provocato il blocco.
Cgil e Cisl ricordano che il disastro del Passante e in generale dei treni regionali per e da Milano, non è scoperta di adesso. Il perenne stato d’abbandono e l’esponenziale crescita dell’insicurezza, i sindacalisti li denunciano da mesi. Cgil e Cisl sollecitano i comitati dei pendolari a un’azione comune di «pressing» sulla Regione, affinché intervenga concretamente e non a parole, e auspicano il ripristino dei posti fissi di presidio della polizia ferroviaria chiusi anziché venir implementati. Nel recente periodo gennaio-maggio, gli agenti hanno scortato 450 treni. Due domande a questo punto: ma ogni emergenza deve per forza essere un’esclusiva competenza e un onere della polizia? E per quale motivo gli altri protagonisti (le istituzioni) obbligati a intervenire, sono «lontani» e fingono di non vedere?
A quell’Ajmal Shahzad, il pachistano finto mendicante e rapinatore vero, hanno attribuito sette «colpi». Gli investigatori sanno che le rapine sono molte, molte di più. Peccato che le altre vittime non abbiano ancora denunciato. Per paura o piuttosto per rassegnazione.