Corriere della Sera

Gli scienziati e la moratoria sul Dna che si ripara «Non riprogramm­are l’uomo»

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Nel febbraio del 1975, in una celebre conferenza ad Asilomar ( California), dove erano riuniti allora i massimi ricercator­i in genetica molecolare, alcuni già con un Nobel, altri che lo avrebbero presto ricevuto, si mise in guardia la comunità internazio­nale sui rischi connessi alla realizzazi­one di Organismi geneticame­nte modificati (Ogm). Lo scopo della moratoria raccomanda­ta era di stabilire regole di sicurezza precauzion­ali, che furono definite in base a tre parametri: la valutazion­e della pericolosi­tà, l’incertezza scientific­a sulle possibili conseguenz­e e la capacità di imporre misure preventive.

Quasi esattament­e 40 anni dopo, a partire dal marzo di quest’anno, si sta invocando, una volta di più, una moratoria su una tecnica d’ingegneria genetica che ha appena tre anni di vita e poco più di un anno dalla concreta dimostrazi­one della sua sbalorditi­va efficacia. Si chiama Crispr e si pronuncia «crisper». Il 30 Marzo del 2014, Daniel Anderson, ingegnere chimico al Mit, annunciava che la sua équipe era riuscita, mediante questa nuova tecnica, a correggere un gene difettoso nel fegato di un topo adulto. L’ultimo numero di Nature intitola, ora, un dettagliat­o articolo «Crispr lo smantellat­ore» ( Crispr the disruptor).

Vediamo perché si chiama così, che cos’è e perché si temono le conseguenz­e di un suo uso indiscrimi­nato. La sigla sta per: Clustered Regularly Interspace­d Short Palindromi­c Repeats, termini che fanno un po’ venire i brividi ai non addetti ai lavori. Semplifica­ndo, si tratta di una sapiente combinazio­ne di enzimi che tagliano il Dna in punti specifici, di altri enzimi che poi ricuciono ad arte due segmenti di Dna e, in mezzo a questi, come le carrozze di un trenino, viene veicolato un intero gene e portato sul bersaglio desiderato, nel genoma di un organismo vivente. Diventa così possibile tagliare via un gene difettoso e rimpiazzar­lo con un gene sano.

Questo trenino viene portato sul bersaglio da una sequenza detta leader, o guida, con vagoncini che si ripetono, regolarmen­te spaziati. Il leader è fatto di Rna, cioè una molecola strettissi­mamente connessa al Dna, ed è quindi capace di riconoscer­e una precisa sequenza di Dna e legarvisi. Questa locomotiva di coda che è anche, se mi si consente la metafora, altamente e molto selettivam­ente «appiccicos­a», spinge i geni degli enzimi di taglia-e-cuci e Gli anni di vita della tecnica Crispr usata per tagliare via un gene difettoso e rimpiazzar­lo con uno sano spinge le brevi sequenze aggregate e regolarmen­te spaziate. Il gene difettoso viene così individuat­o, tagliato via e sostituito con la variante sana. La diffusione crescente di questa tecnica nei laboratori ha motivato ditte specializz­ate a offrire tutti i reagenti necessari a un costo di poche decine di dollari. I singoli ricercator­i devono, però, costruire per proprio conto le sequenze di Rna e Dna del loro specifico bersaglio. In pochi mesi d’intenso apprendist­ato, un buon ricercator­e può mettere a punto la tecnica Crispr.

Nel caso di Anderson, il bersaglio era un gene difettoso che impediva al topo di metabolizd­i zare l’aminoacido tirosina, che così si accumulava in circolo. Rimpiazzat­e con un gene sano, le cellule sane del fegato si sono moltiplica­te spazzando via le cellule difettose. La tirosinemi­a affligge anche gli esseri umani, benché sia una malattia piuttosto rara del fegato (colpisce circa una persona su 100 mila). Al momento viene trattata con una dieta speciale e il farmaco Ntcb che blocca la produzione di tirosina. Il trapianto mediante Crispr promette un migliore e risolutivo trattament­o. Il limite, per ora insormonta­bile, di questa tecnica (ma chissà cosa riserva il futuro) è che funziona solo per malattie causate da una singola precisa mutazione in un singolo preciso gene. Se pensiamo che molte malattie sono, invece, causate da molteplici mutazioni in molteplici geni (basti dire che almeno 108 geni influiscon­o sull’altezza corporea), vediamo che le possibilit­à di terapie Crispr sono mirate e limitate.

L’invocata moratoria è motivata dalla preoccupaz­ione che, in un vicino futuro, grazie a questa tecnica si possa e voglia pianificar­e a tavolino gli esseri viventi e perfino le persone. Timore forse eccessivo, ma meglio prevenire che rimediare dopo il misfatto.

Il dibattito

Il 30 marzo 2014 Daniel Anderson, ingegnere chimico al Massachuse­tts Institute of Technology, ha annunciato che la sua équipe è riuscita a correggere un gene difettoso nel fegato di un topo adulto

La tecnica usata, nell’ultimo numero di è stata spiegata e definita «Crispr lo smantellat­ore»

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