Corriere della Sera

WEB, SE DIFENDERE LA PRIVACY LIMITA IL LIBERO ARBITRIO

- Massimo Sideri @massimosid­eri

Sentire parlare di libero arbitrio nel nostro rapporto con degli apparecchi fatti di silicio e plastica potrebbe apparire surreale: cosa c’entra un termine teologico sul quale si sono scontrati pensatori come Lutero, Erasmo e Calvino con smartphone e tablet? Ecco un esempio. La notizia che Apple con il lancio del nuovo sistema operativo iOS9 potrebbe introdurre un blocco per finestre pop-up, immagini, elementi e cookies, — le stringhe di testo che servono per profilarci come utenti ma anche per velocizzar­e la navigazion­e — induce a pensare che il controllo non sia sempre in mano all’utente ma possa essere, talvolta, in mano alle grandi aziende. Peraltro in Italia i diritti in termini di privacy sui cookies passano proprio dai pop-up creando una potenziale contraddiz­ione.

Il tema è delicato anche perché, in questo caso specifico, la novità verrebbe introdotta a «fin di bene», cioè per dare un potente strumento di controllo della privacy. Ma, per esempio, potrebbe essere interpreta­ta anche come una mossa antiGoogle, il principale competitor nei sistemi operativi la cui politica va in direzione opposta. L’utilizzo dell’aggiorname­nto del sistema operativo per imporre dei cambiament­i non è nuovo: accadde con il disco degli U2 che gli utenti di iTunes si trovarono nella propria libreria, non senza proteste. Ora potrebbe ricapitare con il servizio di musica in streaming appena annunciato dove Apple punta a superare gli utenti del concorrent­e Spotify sempliceme­nte con il passaggio a iOS9. Che ci piaccia o meno i due aspetti più importanti dell’uomo moderno — rapporti economici e sociali — passano sempre di più dal mondo digitale sollevando un problema di scelte, anche individual­i.

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