Corriere della Sera

Da pantofola a stivaletto del deserto Quasi due secoli e senza mai cambiare

- Pa. Po.

Cento novanta anni e non sentirli: 1.492 milioni di sterline (oltre 2.000 milioni di euro), 51 milioni di paia l’anno vendute in 130 paesi Paesi: 15 mila dipendenti. Era il 1825 e nel minuscolo villaggio di Street, contea inglese di Somerset, James Clark lavorava con il fratello Cyrus e tutte le volte che doveva smaltire tutti quei ritagli di pelle di pecora, scarti di lavorazion­e, un po’ se ne rammaricav­a per lo spreco. Così ebbe (James) un’idea: creare delle pantofole, le Brown Petersburg, che all’occorrenza si potessero anche indossare per strada. Nacquero le prime calzature dei Clark, dunque Clarks. E le cifre non furono un problema da subito: 1000 paia al mese. Poi vennero le fiere e il successo internazio­nale, non senza un’altra tappa che a definirla storica nel mondo degli accessori è a dir poco scontato: 1950 anno di nascita della Desert Boot. Il racconto non meno leggendari­o narra di Nathan Clark (a questo punto sesta o settima generazion­e) che fu colpito al Cairo da un paio di scarpe, in vendita al bazaar, appartenut­e a un ufficiale dell’esercito britannico. Quella forma “usata” lo ispirò così tanto che prese del camoscio morbido e riprodusse uno stivaletto molto simile che però entusiasmò lui e non l’azienda. Imperterri­to, Nathan presentò la sua creazione in Fiera, nel ’49, con un allestimen­to giustappun­to faraonico: un’oasi vera e propria con tanto di danzatrici del ventre. Nel ’50 la Desert Boot divenne un successo in tutto il mondo. Tant’è che le calzature di questo tipo vengono chiamate “le Clarks”. E cambiano i colori e qualche volta il materiale ma mai la forma.

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