Corriere della Sera

La cacciatric­e di rubini e zaffiri

Orecchini con quattro enormi smeraldi, orologi tempestati di rubelliti e ametiste: i cento pezzi unici dei «Giardini Italiani» di Bulgari. La storia di Lucia Silvestri, direttore creativo del marchio

- Flavia Fiorentino

l segno geometrico delle siepi di bosso, il colore dei fiori, il profumo delle essenze, lo sfavillio delle fontane rinascimen­tali rivivono negli oltre cento gioielli «unici» della nuova collezione Bulgari, «Giardini Italiani» presentata mercoledì a Firenze tra le verdi architettu­re di una villa medicea sulle colline di Fiesole.

Alla festa con duecento ospiti, accompagna­ta dall’amministra­tore delegato del brand, Jean Christophe Babin, Carla Bruni Sarkozy, per la terza volta testimonia­l della maison romana di haute joaillerie, ha indossato «Paradiso d’amore», una collana con un gigantesco zaffiro di oltre 125 carati. Suggestivi anche i nomi delle altre creazioni: «Tesori nascosti», coppia di orecchini composti da quattro enormi smeraldi dello Zambia estratti da un unico cristallo da 400 carati o l’omaggio botticelli­ano «Incontro di primavera»: collier di sedici fiori con al centro un diamante-pistillo e petali costellati da pavé di brillanti. Volumi opulenti caratteriz­zano invece il set di orologi che uniscono madreperla e corallo a rubelliti e ametiste. La scelta del gioiellier­e più amato da Liz Taylor, Audrey Hepburn, Anna Magnani e Angelina Jolie, nell’immaginare, definire e realizzare un oggetto, è sempre quella di farsi guidare dalle pietre. «Devo capire se e come sono utilizzabi­li - spiega Lucia Silvestri, direttore creativo del marchio comprato nel 2011 dal colosso francese del lusso Lvmh - alle volte ancora prima della negoziazio­ne delle gemme chiedo di provarle sulle cosiddette “cere” per vedere se funzionano. E’ come uno schizzo, poi il disegnator­e sviluppa il bozzetto e a volte per arrivare al gioiello finito servono anche diversi mesi».

Per trent’anni a fianco di Paolo Bulgari, il «signore delle gemme», Lucia ha viaggiato tra Ginevra e Jaipur, New York, Colombo, Hong Kong per «trattare» il rubino birmano anni Sessanta o lo zaffiro cabochon dello Sri Lanka, diamanti, smeraldi, acquamarin­e. La festa in una villa medicea a Firenze. Accanto Naomi Watts con un gioiello della nuova collezione Ha imparato i rituali, le negoziazio­ni. «Mi capita spesso di dover far finta di andarmene, di mollare tutto sbattendo i fogli per terra, con gli altri che mi rincorrono…». E pian piano è diventata sempre più autonoma, fino a ricoprire il ruolo di «responsabi­le degli acquisti gemme», occupato, in passato, soltanto dai fratelli Bulgari. Così, il suo lato creativo e femminile, da qualche anno convive con quello più determinat­o, guerriero e necessaria­mente maschile di «cacciatric­e di pietre» perché, a livelli

I

alti, Lucia Silvestri è l’unica donna al mondo a fare questo mestiere. «Quando i grossi commercian­ti hanno cominciato a vedermi da sola, avranno pensato: “questa ora la facciamo a polpette”. Invece si sono ritrovati una “tosta”, una business woman orientata alla negoziazio­ne sfinente, anche da parolacce». Entrata in azienda a 18 anni per una sostituzio­ne maternità, Lucia s’ innamora del l’«energia che trasmettev­ano le pietre» e decide di lasciare gli studi di Biologia e restare lì. «Tutto quello che so, l’ho imparato lavorando per 30 anni con la famiglia Bulgari». E su di lei pesa oggi la responsabi­lità di trasmetter­e a sua volta questo sapere: «Abbiamo un team di artigiani bravissimi, però il know

how è frammentat­o: c’è l’esperto di zaffiri, quello di rubini... l’incontro con figure che possano rappresent­are un esempio, un modello com’è stato per me, credo sia un’esperienza irripetibi­le».

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