Titanio e pietre preziose E i gioielli diventano (anche) comodi
Traglio (Vhernier): cerchiamo un gioco di luce e colori
Il portone di bronzo si alza alle 20 precise. Il protocollo è rigido: rimarrà sollevato solo 15 minuti, il tempo concesso a Carlo Traglio, presidente della griffe di gioielli Vhernier per far entrare i suoi ospiti (gioiellieri e clienti particolari) alla visita privata ai Musei Vaticani. Un tuffo nel Rinascimento di Michelangelo che lavora alla Cappella Magna nello stesso momento in cui Raffaello affresca la stanza della Segnatura, come ricorda la storica dell’arte Maria Cristina Paoluzzi. Lo straniamento è totale quando si arriva nella Cappella Sistina deserta. Lo sguardo è catturato dal Giudizio Universale e dal celebre blu ottenuto dal maestro grazie ai costosissimi lapislazzuli. L’arte è l’altra grande passione di Carlo Traglio dopo quella dei gioielli. «Il lusso paga in questo momento, non conosce crisi. Puntiamo su clienti che hanno un livello culturale ed economico molto alto» dice l’orafo spiegando la sua scelta di presentare la nuova collezione di gioielli con visita privata in tre luoghi simbolo di Roma (oltre alla Cappella Sistina, Palazzo Rospigliosi-Pallavicini e Palazzo Colonna con gli spettacolari appartamenti della Principessa Isabelle).
Un’intuizione quella di alzare la soglia della clientela che ha portato il marchio di Valenza, acquistato 14 anni fa da Traglio, da un milione di euro di fatturato agli attuali 30, «con crescita costante anche negli anni peggiori della crisi, più 30 per cento nei primi mesi del 2015».
Esclusività, ma «sempre fuori dall’ostentazione, perché la modernità è l’alta gioielleria prêt-à-porter» sottolinea l’imprenditore mentre mostra i nuovi gioielli «Volta celeste» (nelle vetrine a ottobre): zaffiri nei toni di blu, rosa e cognac («pietra preziosa che permette di giocare con i colori che cambiano a seconda della roccia») mischiati ai diamanti, incastonati su anelli, orecchini e ciondoli in titanio. Abbinamento di pietre preziose e metallo, segno di modernità. «La sfida è plasmare un materiale difficilissimo da fondere e saldare. L’artigiano ha dovuto comprare macchine speciali» racconta Angela Camurati, fondatrice di Vhernier che Traglio ha voluto al suo fianco come partner creativa. «Anelli e orecchini come Eclisse, in titanio satinato con taglio netto che rivela due facce di pavé di brillanti sono nati da due anni di sperimentazione e tanti tentativi andati a vuoto», racconta la creativa. «Il titanio ha il pregio di essere leggerissimo», continua Traglio raccontando che lui i suoi orecchini li prova tutti «e se non sono comodi li elimino».
L’anello resta l’oggetto più venduto in oreficeria ma l’oggetto di tendenza è la catena con disco di zaffiri e punte di diamanti che si può indossare lunga, alla maniera degli Anni ’70, o chiuderla attraverso cerchietti di pavé, lasciandola cadere sulla schiena nuda. «Oggi si punta sulla molteplicità dell’uso anche nel gioiello», spiega Traglio che va personalmente in Birmania, Giappone, Stati Uniti, Australia a caccia delle sue pietre. «Il gioiello è un gioco di luce e colori» dice l’orafo ispirato da David Hockney. «È finita l’era dei palchetti da esibire. Il gioiello è come il taglio di Fontana, understated».