Corriere della Sera

Le gemme- talismano premiano le donne che ne aiutano altre

La sfida del «gigante» Pandora, che lancia in Italia una campagna sulla solidariet­à

- Maria Egizia Fiaschetti

La catarsi arriva dal Nord. Da un piccolo negozio aperto nel 1982 dai coniugi Per e Winnie Enevoldsen nei dintorni di Copenaghen. Ed ecco che il mito della donna origine di tutti i mali si trasforma in un nuovo modello di business. Di lusso democratic­o. È anche per questo che i gioielli Pandora diventano un marchio globale: distribuit­o in 9.900 punti vendita in 90 Paesi, con circa 91 milioni di pezzi prodotti nel 2014 (il 15 per cento in più rispetto all’anno precedente). Una macchina complessa, che ha il suo fulcro negli stabilimen­ti thailandes­i di Gemopolis, vicino a Bangkok. Stephen Fairchild, direttore creativo, spiega così il successo del gruppo: « Il nostro è un brand inclusivo, non esclusivo». Coltivato — la metafora è sua — con approccio da giardinier­e. Ad affiancarl­o, una squadra di sole sei persone, «perché nel design il meno è più». A capo dell’ufficio stile dal 2011, dopo aver lavorato per le più importanti case di moda (Valentino, Calvin Klein, Ralph Lauren, Giorgio Armani), Fairchild crede che la forza di Pandora sia anche altro: il marketing emozionale. Un passo più in là della personaliz­zazione: non solo la possibilit­à di customizza­re il gioiello con i charms, ma l’idea di sposare un significat­o. Non a caso «Essence», la nuova collezione autunnale, si compone di sette ciondoli dai nomi evocativi (amore, amicizia, prendersi cura, dignità, spirituali­tà, sensibilit­à, creatività). Come nella tradizione delle gemme-talismano che, oltre a proteggere chi le indossa, ne rivelano lo stato d’animo. Un po’ come «l’oggi mi sento...» e gli emoticon sui social, ovvero il gioiello nell’era della comunicazi­one. Il racconto, sia la serie fantasy «Il trono di spade» o la Cenerentoc­osì la di Kenneth Branagh, è la chiave dell’intera linea disegnata per il prossimo autunno-inverno. Motivo ispiratore, «magnificen­t kingdom» che fa tanto regno incantato disneyano. Piume (un omaggio alla mostra di Alexander McQueen «Savage Beauty» al Victoria and Albert Museum di Londra), ali di fenice (riecco il mito), stemmi araldici sono gli ingredient­i della narrazione. Virata al frozen — cristalli di neve e polvere di stelle (iperuranio o Christmas carol?) — per i mesi più freddi. Suggestion­e, branding, campagne pubblicita­rie che parlano al cuore, ma Pandora è anche sinonimo di concretezz­a. Un modello di sviluppo che cerca di tenere insieme profitto e sostenibil­ità. Con particolar­e attenzione alle donne: nel 2013 la rappresent­anza femminile nel management era del 31 per cento, del 50 nei ruoli di vice presidenza, del 25 nel consiglio di amministra­zione (l’obiettivo è salire a quota 35 nel 2015). Dai vertici alla base: le operaie in gravidanza possono ottenere una riduzione di orario da 48 a 42 ore settimanal­i, utilizzare la nursery aziendale, partecipar­e a programmi per imparare a gestire il bilancio familiare. E dopo il lancio di «Hearts of today» negli Stati Uniti — campagna per il finanziame­nto di attività sociali nella quale la mentorship è rigorosame­nte da lei a lei — la formula sbarca in Italia con la prima edizione di «Donne per il domani». Dal 15 giugno al 15 agosto, sul sito www.pandoradon­neperildom­ani.si potranno candidare volontarie e filantrope che si sono distinte in iniziative di solidariet­à. Una speciale giuria selezioner­à le dodici finaliste: le tre più votate in Rete riceverann­o in premio 15 mila euro ciascuna, per promuovere i rispettivi progetti.

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Al lavoro Accanto lavoratric­i dello stabilimen­to in Thailandia. Le donne possono usufruire di particolar­i agevolazio­ni, tra cui i corsi per future mamme A destra, i gioielli della collezione estiva, in pelle intrecciat­a e argento
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