Fca, da Buffett alla Uaw le vie che portano a GM
Ridimensionata l’ipotesi circolata sui mercati di un’offerta «ostile» su General Motors, per Fca rimane sul tavolo un ventaglio di possibilità, tra alleanze e strade alternative. Tra quelle che si possono scartare c’è una convergenza con Toyota, visto che il colosso giapponese non si è mai legato a nessuno con scambi azionari, limitandosi ad intrattenere collaborazioni tecniche. Un eventuale partner giapponese potrebbe essere Mitsubishi Motors, che sta già lavorando con Fca per lo sviluppo e la produzione di un pick-up. Un memorandum non vincolante è stato firmato a settembre e l’accordo dovrebbe essere definito entro fine mese.
Sul versante interno l’ampliamento dell’offerta del brand Fiat Professional (veicoli commerciali) resta uno dei pilastri del piano industriale varato nel maggio dello scorso anno, mossa indispensabile per produrre più reddito con le attività europee e per raggiungere l’obiettivo di vendere 7 milioni di veicoli entro il 2018.
Ma mentre i sindacati della rete globale Fca chiedono «un incontro urgente» proprio per discutere della «volontà di fusione» dei vertici, tra le altre ipotesi che riguardano GM il gruppo di Marchionne potrebbe provare a battere strade alternative, con l’obiettivo di trovarsi in una posizione di vantaggio in caso di negoziato. Torino potrebbe cioè prendere contatti con il sindacato americano Veba, il fondo sanitario della UAW, che detiene circa il 9% delle azioni del colosso di Detroit. L’occasione potrebbe nascere dal fatto che Fca si trova alla vigilia delle discussioni preliminari con il sindacato, in merito alle condizioni contrattuali da decidere per i prossimi 4 anni. L’accordo (il sindacato è stato il primo alleato di Marchionne nella ristrutturazione Chrysler) potrebbe includere decisioni di comune interesse. Marchionne, ad esempio, non ha ancora stabilito dove costruire la futura Jeep Wrangler (dal 1986 è sempre stata assemblata a Toledo, in Ohio). Ci sono poi