I MISSILI DEGLI USA E QUELLI DELLA RUSSIA UNA CRISI CHE SI POTEVA EVITARE
La Nato, leggasi gli Usa più ( forse) la GB, vuole aumentare le basi missilistiche in Europa; missili da puntare verso la Russia o, come dicono loro, in difesa dalla stessa. Le chiedo se non sia il caso che i Paesi europei si sveglino. Il problema Russo-Ucraino non dovrebbe essere gestito dagli Stati Uniti direttamente o tramite Nato perché non sarebbe altro che una ulteriore prova di forza tra le due potenze a spese dell’Ucraina e dell’Europa. È necessario che i Paesi europei facciano uno scatto in avanti e diano vita a una nazione europea che diventi una vera potenza politica e vada oltre ad una tentennante potenza economica. Per esempio, i Paesi baltici che oggi chiedono l’ombrello Nato/Usa per la loro sicurezza, lo fanno perché non hanno alternative. Così non sarebbe se ci fosse una forza di difesa europea, accoppiata a una politica europea univoca e chiara. Questi auspici sono da archiviare nel libro delle utopie?
LMilano Caro Sassa, e dichiarazioni britanniche sembrano essere una risposta all’intenzione russa di installare gli Iskander (missili di media gittata) nell’area del Baltico. Vi è un antefatto che può servire a meglio capire questa nuova crisi dei missili.
Nel maggio del 1972, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica firmarono il trattato Abm (acronimo di Anti-ballistic missiles): un accordo con cui le due maggiori potenze nucleari si impegnavano a non costruire sul loro territorio più di una base antimissilistica e, soprattutto, a non dotarsi di un sistema antimissilistico destinato a coprire l’intero spazio nazionale. La filosofia del trattato era questa: un attacco nucleare è possibile soltanto se l’attaccante è ragionevolmente certo che il Paese attaccato non sarà in grado di rispondere con un secondo colpo. Per mantenere la pace nell’era nucleare è quindi necessario che ciascuno dei potenziali avversari accetti di essere vulnerabile.
Il trattato non piacque ai falchi della politica estera americana e ne avemmo la prova quando Il presidente Reagan approvò le ricerche per l’installazione di un sistema (l’iniziativa di difesa strategica, meglio nota come «scudo spaziale») che avrebbe reso l’America completamente invulnerabile. Ma i primi esperimenti dettero cattivi risultati e Reagan colse le aperture di Gorbaciov per rovesciare la propria strategia. Avrebbe accantonato lo scudo spaziale e si sarebbe dedicato a una politica di dialogo e conciliazione.
Ma i «falchi», tornati al potere con la elezione di George W. Bush, non rinunciarono al tentativo di affossare il trattato Abm e persuasero il pre- sidente a denunciarlo nel maggio del 2002. Liberi degli obblighi contratti nel 1972, gli Stati Uniti annunciarono l’installazione di una base antimissilistica in Polonia e di un radar nella Repubblica Ceca. La spiegazione fornita alla pubblica opinione fu che l’America aveva il diritto di difendere se stessa e i suoi alleati da eventuali attacchi missilistici provenienti da «Stati canaglia», fra cui l’Iran. La Russia non credette, comprensibilmente, a una tale spiegazione e offrì, per meglio costringere Washington a scoprire le sue carte, l’uso di un grande radar collocato in Azerbaigian. Ma gli americani declinarono l’offerta e procedettero con la realizzazione del loro progetto. Quando era presidente della Repubblica russa, Dmitrij Medvedev ammonì che la Russia, a sua volta, avrebbe potuto installare i suoi missili di media gittata a Kaliningrad, sulle sponde del Baltico. Oggi, dalla cartina apparsa sul Corriere del 7 giugno, risulta che gli Stati Uniti avranno missili intercettatori in Polonia nel 2018 e in Romania entro quest’anno, tutti a una distanza relativamente breve dal territorio russo. Dopo avere reagito fortemente, nel 1962, all’installazione di missili sovietici a Cuba, gli Stati Uniti, in circostanze alquanto diverse, si dichiarano sorpresi e indignati della reazione russa.