Corriere della Sera

I cento detenuti al lavoro

- Direttore della Casa Circondari­ale di Busto Arsizio (Va)

Cento detenuti di cinque diverse carceri lombarde (Busto Arsizio, le tre milanesi e quello di Monza) lavorano all’Interno dell’Esposizion­e Universale in corso a Milano. Ciò è stato possibile grazie al costante impegno di tutti gli operatori penitenzia­ri ed è motivo di rilevante gratificaz­ione per loro. Vorrei sapere, al riguardo, qual è la sua opinione sulla pena e sulle grandi questioni che essa pone e che ha sempre posto. Qual è il suo fine principale oggi? Pensa che, oltre al fine rieducativ­o abbiano ancora importanza gli altri scopi che di solito vengono attribuiti a questa iniziativa e cioè, volendoli riassumere sinteticam­ente, quello retributiv­o e quello preventivo? La reclusione ha assunto in tempi relativame­nte recenti il ruolo centrale che ha oggi, per opera del pensiero illuminist­a: prima il carcere serviva più che altro «ad continendo­s homines, non ad punendos». Dovrebbe quindi essere applicata solo ai reati più gravi e ai delinquent­i più pericolosi, come taluni sostengono?

Suppongo che il giudizio definitivo debba attendere il completame­nto dell’esperienza. Il Corriere ne ha parlato e l’iniziativa merita d’essere meglio conosciuta. A rischio di apparire «deamicisia­no» sono convinto che il lavoro sia una grande terapia. La diagnosi di Bruxelles sulla situazione economica europea Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 Risposte alle 19 di ieri

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