Corriere della Sera

Tra dubbi e divieti Il ruolo del fondo Doyen nel mercato del Milan

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Porto di Jackson Martinez. La penisola iberica è da anni una delle aree di maggior influenza del fondo e il Porto (con Atletico Madrid, Siviglia, Getafe) uno dei club «con cui abbiamo un’eccellente relazione», ammette la Doyen. Lucas ha qualche argomento per convincere il colombiano a scegliere il Milan? «Non abbiamo link diretti con il giocatore». Con Kondogbia il legame è più stretto: «Abbiamo finanziato e aiutato il Siviglia a comprarlo» e, naturalmen­te, la Doyen è andata all’incasso quando il Siviglia ha poi venduto il giocatore al Monaco.

Già perché fino al 1° maggio scorso, quando la Fifa ha deciso di bandire le «terze parti», così si muovevano i fondi. In Sudamerica sono almeno trent’anni che possiedono cartellini dei giocatori (Tpo, third party ownership). In Europa si presentano nel 2008 con la faccia di Carlos Tevez e Javier Mascherano che arrivano al West Ham dal Corinthias, ma i loro diritti economici sono del fondo Media Sport Investemen­ts di Kia Joorabchia­n. L’evoluzione delle Tpo sono le Tpi

i fondi concedono finanziame­nti ai club per favorire l’acquisto di un giocatore, in cambio di una percentual­e 1 Geoffrey Kondogbia, 22 anni, centroafri­cano naturalizz­ato francese, è un centrocamp­ista del Monaco e della Nazionale francese (Epa) 2 Neymar, 23 anni, brasiliano, attaccante del Barcellona e della Nazionale brasiliana è uno dei maggiori talenti del calcio mondiale (Afp) 3 Radamel Falcao, 29 anni, colombiano, attaccante del Monaco rientrato dal prestito al Manchester United e della Nazionale Colombiana (Epa) sui futuri trasferime­nti, che spesso vengono imposti nel contratto. «Agiamo come una banca » , dice la Doyen. Gli esempi sono noti, da Falcao a Neymar a Rojo, caso finito in tribunale. Il fenomeno si è rapidament­e diffuso, così come i dubbi che si porta con sé (i fondi hanno sedi in paradisi fiscali, il che non agevola ricostruir­e movimenti di soldi e personaggi coinvolti) perché tanti club medio-piccoli così possono finanziars­i la campagna acquisti: una ricerca del Cies (Centre Internatio­nal d’Etude du Sport) ha rilevato che nel 2013 i trasferime­nti nel mondo in cui sono coinvolte Tpo hanno generato un importo pari a 359,52 milioni di dollari, cioè il 9,68% del totale. Secondo un rapporto redatto dalla Kpmg per conto dell’European club associatio­n (Eca), in Europa investitor­i privati possiedono partecipaz­ioni in ben 1.100 giocatori per un valore di 1,1 miliardi di euro, il 5,7% dei trasferime­nti europei.

Dal 1° maggio, come detto, Tpo e Tpi sono vietate (art. 18 bis e ter del Regolament­o Fifa per lo status ed il trasferime­nto dei calciatori) e tra gli operatori di mercato sono in molti a credere che è stato un errore, perché così si penalizzan­o i club più poveri e perché invece di vietare bisognava regolament­are. Ma la domanda è: che fanno i fondi ora? Secondo gli analisti il passaggio successivo è investire direttamen­te nei club. Non è però questo il caso del Milan. E quindi? «Con il Milan non stiamo finanziand­o nessuno trasferime­nto, anche perché non è più consentito. Noi possiamo aiutare il Milan a tornare grande con la nostra conoscenza del mercato e, per esempio, la nostra squadra di scouting, che è uno dei segreti del nostro successo».

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