Il Papa: «La città ha bisogno di una rinascita morale»
«Romaha bisogno di una rinascita morale e spirituale». Lo ha detto il Papa aprendo ieri il convegno della diocesi di Roma, davanti ad alcune decine di migliaia di persone in piazza San Pietro. «La nostra città deve rinascere perché sembra che tutto è lo stesso, che tutto è relativo, che il Vangelo è sì una bella storia di cose belle, è bello leggerlo, ma rimane lì, un’idea non tocca il cuore», ha continuato il pontefice. Una rinascita che è un grande impegno, «tanto più importante quando parliamo di educazione dei ragazzi e dei giovani, per la quale i principali responsabili siete voi».
Con queste premesse, le valutazioni che il prefetto Gabrielli dovrà fare rispetto alla relazione della commissione prefettizia — che conterrà questi e molti altri argomenti — si presentano impegnative e complesse. Il rappresentante del governo ha 45 giorni di tempo per analizzare in ogni dettaglio il lavoro svolto dai commissari, dopodiché presenterà le proprie conclusioni al ministro dell’Interno. Il quale non avrà scadenze per agire di conseguenza; potrà decidere di portare le proprie determinazioni al consiglio dei ministri o meno, quando lo riterrà opportuno. A quel punto la partita si trasformerà definitivamente da tecnica in politica. Con molte vie d’uscita e dagli esiti imprevedibili. Per lo scioglimento di una realtà molto più piccola e meno significativa come il comune di Fondi, nell’Agro Pontino, suggerito dal prefetto di Latina nel 2008, e proposto alla fine dall’ex ministro Maroni, il Consiglio dei ministri fu così titubante da lasciare al sindaco e ai consiglieri il tempo e la possibilità di dimettersi e andare di propria iniziativa a nuove elezioni, nelle quali poterono ripresentarsi come candidati.
Roma è ovviamente un’altra storia, ma lo sono anche i rapporti tra Alfano e Renzi, ministro dell’Interno e presidente del Consiglio, capi dei due partiti di centro-destra e di centro-sinistra costretti a convivere per tenere in vita l’esecutivo. Il destino del consiglio comunale in odore di condizionamento mafioso della «città eterna» può così diventare un’arma in mano all’uno per influenzare l’altro su questioni diverse, una pedina di scambio per mantenere o far saltare equilibri più vasti del governo della capitale.