Corriere della Sera

Latorre: «Sulle riforme riapriamo il dialogo con Berlusconi»

Il senatore dem: dalle Amministra­tive emergono difficoltà. Ma la soluzione non può essere la svolta a sinistra

- Monica Guerzoni

Senatore Nicola Latorre (Pd), siamo alla resa dei conti tra Renzi e la sinistra?

«Il risultato delle Comunali segnala una evidente difficoltà per il Pd, che sarebbe miope e ipocrita non cogliere. La risposta non è in alcun modo una rinuncia alla rotta intrapresa con la leadership di Renzi, ma non può essere una svolta a sinistra».

Possibile che la battuta d’arresto sia tutta colpa di Fassina e D’Attorre?

«Con tutto il rispetto per i due, io non penso a loro, ma a come si è reagito a questi passaggi in passato. Tradiziona­lmente la sinistra ha mostrato la tendenza a rifugiarsi in vecchi accampamen­ti, sempre più vuoti. Rompere schemi e interessi consolidat­i ha dei costi, ma l’Italia non può rinunciare al processo riformator­e». I voti della sinistra vi servono al Senato. «Sulla scuola c’è la disponibil­ità del governo ad alcune correzioni, ma l’impianto della riforma non può e non deve cambiare».

Condivide lo stop del premier sui precari?

«Di fronte al tentativo di annacquare la riforma, magari stralciand­o il provvedime­nto sui precari, è giusta la scelta di Renzi di spostare i tempi di approvazio­ne. È grave che ci sia chi strumental­izza i precari per far saltare la riforma della scuola». Con l’Italicum il Pd rischia? «Discussion­e incredibil­e. Dovremmo cambiarlo perché abbiamo scoperto che si può perdere? Le leggi elettorali non si fanno secondo convenienz­a. È un capitolo chiuso, non si riaprirà. Sulla riforma costituzio­nale invece dobbiamo sviluppare un confronto a 360 gradi, anche con le opposizion­i». Un nuovo «Nazareno»? «Il patto del Nazareno appartiene al passato, però bisogna aprire al dialogo con Berlusconi. Lui non può e non deve sottrarsi al confronto e noi dobbiamo ascoltare le proposte che arrivano da quella parte». Un Pd che guarda a destra? «No, ma che non smarrisca la rotta. Il tema non è infilarsi nei meandri delle divisioni del centrodest­ra, è stabilire un rapporto esplicito. Per tagliare il traguardo delle riforme non basta raccoglier­e numeri, serve allargare il consenso». Avete paura che i numeri non ci siano? «Il problema non sono i numeri, ma non dobbiamo stancarci di costruire il massimo consenso politico. Il che non significa consegnare le chiavi delle riforme a Berlusconi». Il Renzi segretario ha trascurato il partito? «È necessario recuperare lo slancio iniziale anche sui temi del Pd, che non va trascurato». Primarie o no? «Il partito non può più essere la “Ditta”, ma non può rinunciare a guidare il processo di selezione della classe dirigente, consegnand­one ai territori l’esclusiva».

A sinistra c’è chi contesta il doppio incarico di Renzi.

«È fondamenta­le mantenere l’unicità del ruolo del leader del partito con il candidato alla premiershi­p ».

Il prossimo leader sarà eletto con le primarie o no?

«Ne discuterem­o. Non escludo che il segretario del partito nazionale non sia l’eletto delle primarie, ma l’eletto di tutti gli iscritti. Lo stesso vale per i segretari sul territorio».

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