Corriere della Sera

L’ultimatum: 7 giorni per cambiare L’imbarazzo dell’ «incaricato» Orfini

- Alessandro Capponi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il tempo concesso a Marino è breve, servono segnali immediati perché «un sindaco può darli, e Renzi che quel mestiere l’ha fatto lo sa bene. Quindi non anni e neanche mesi»: nell’ultimatum al Campidogli­o raccontato da parlamenta­ri renziani è inclusa anche l’indicazion­e per la via da seguire nel caso in cui da Roma non arrivasse quel messaggio di cambiament­o (in città, nella squadra di governo) preteso dal presidente del Consiglio. Ed è una strada senza uscita, almeno per il sindaco Ignazio Marino: porta alle dimissioni.

È ancora da stabilire a chi (eventualme­nte) toccherà il compito di convincere Marino a lasciare il Campidogli­o: c’è chi dice ai vertici del partito (Serracchia­ni, Guerini), c’è chi punta su Matteo Orfini. Ma di certo tutte le strade di Ignazio Marino adesso portano a un bivio: migliorare («da subito, in una settimana») la qualità della vita dei romani oppure salutarli. L’accerchiam­ento del Pd, per il momento, si ferma sulla porta dell’ufficio del sindaco e lascia a lui una mossa. Forse, l’ultima.

«Serve un cambiament­o, un migliorame­nto dell’azione amministra­tiva, fin da subito», conferma in serata Matteo Orfini: dicono sia stato scuro in volto per ore, ieri, sorpreso dall’uppercut portato da Renzi a Marino senza alcun preavviso, neanche per lui che pure aveva difeso il sindaco su mandato dello stesso Renzi. Orfini nega tensioni: «Ho difeso Marino — replica — così come l’ha difeso Renzi. Il mio fastidio, come ho avuto modo di dire a Matteo, è che una questione tanto delicata, una Capitale con tre milioni di abitanti, credo meritasse un approfondi­mento maggiore di una battuta in un’intervista». E infatti, a Porta a Porta, da Renzi arrivano tutte le spiegazion­i possibili: «Nel merito siamo tutti d’accordo», giura Orfini. Ma d’accordo con il terremoto di Renzi sulla Capitale sono sicurament­e molti dei parlamenta­ri eletti a Roma nel Pd. Basta ascoltare ciò che sostiene Lorenza Bonaccorsi: «La vicenda romana è molto complessa, e va gestita come tale. Bisogna valutare la situazione: se e come andare avanti». Roberto Morassut, altro parlamenta­re dem, prima ancora delle parole del presidente del Consiglio da Bruno Vespa, spiega che «Renzi ha dato voce ai romani. L’onestà è una precondizi­one per fare il sindaco ma non è sufficient­e: ci vuole efficienza di governo. L’amministra­zione ha manifestat­o elementi di insufficie­nza». Tra i parlamenta­ri Pd sono in molti a parlarne: quasi tutti chiedono l’anonimato e ripetono gli stessi concetti riassumibi­li in poche parole, «Marino deve dimettersi». E pensare che solo pochi giorni fa Gustavo Zagrebelsk­y, Furio Colombo e altri avevano firmato l’appello «nessuno tocchi Marino» perché rinunciare al sindaco «priverebbe la città di un’occasione di svolta». Oggi a mezzogiorn­o Orfini incontrerà la stampa: ufficialme­nte, per presentare la Festa dell’Unità cittadina. Lo stesso Orfini, prima ancora dell’intervento di Renzi in tv, aveva provato a ribadire il sostegno del governo a Marino: «Sì, l’appoggio al sindaco è ancora forte». E però quell’avverbio — ancora — forse ha spiegato la realtà meglio di tanti discorsi: ciò che era accaduto e ciò che stava per accadere.

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