Grillo sarà «stanchino». Ma gli elettori antisistema sono in piena forza
Grillo annientato. Lo abbiamo pensato (e addirittura auspicato) in molti, all’indomani delle elezioni europee, con i 5 Stelle sommersi dal 40,8 di Matteo Renzi. Abbiamo sbagliato: un errore colossale. Abbiamo scambiato la realtà per un talk-show. Abbiamo immaginato che una gaffe grillina sbertucciata da Twitter sia più importante di un fenomeno colossale: la fine delle appartenenze, l’affrancamento definitivo di una parte consistente dell’elettorato dal richiamo di schieramento.
Quando dicemmo che Grillo era stato stracciato da Renzi, il suo Movimento aveva preso il 22 per cento dei voti: un’enormità, altro che dissoluzione. Come nel resto dell’Europa, un partito antisistema, eurofobo, anti establishment fa presa stabilmente su quasi un quarto dell’elettorato. E le barriere tradizionali si stanno dissolvendo. La dicotomia sistemaantisistema si sta rivelando molto più forte di quella, sempre meno vincolante, tra destra e sinistra. L’elettorato mobile scavalca le frontiere. I voti leghisti possono finire a Grillo. I voti grillini non soccorreranno più quelli del Pd, come è avvenuto in Liguria e a Venezia, per contrastare il comune nemico di destra. Il Pd è visto come il perno del sistema. Il suo elettorato sempre più disilluso si rifugia nell’astensione. Intere Regioni rosse, la base tradizionale della sinistra, fugge nell’astensionismo. Il voto di protesta dilaga. Non trova argini nemmeno sul «territorio».
Abbiamo sbagliato tutto perché pensavamo che il Movimento 5 Stelle fosse interamente identificabile con la figura di Grillo. Un’illusione: «stanchino» Grillo, ci siamo detti consolandoci, «stanchini» tutti i grillini, residuali, scombinati, sempre sopra le righe, si sarebbero dispersi. Un errore. Speculare all’errore di considerare la vitalità di Renzi come il segno della vitalità del Pd. Non è vero, fuori da Palazzo Chigi il Pd è sempre più preda dei cacicchi locali. Il territorio è sguarnito. Il partito copre pezzi di società che dipendono dal voto di scambio, specialmente da Roma in giù, ma chi ne resta fuori cova un rancore sordo per la politica e opta per Grillo. Oppure per la Lega al Nord. Dicono che il messaggio grillino sia supersemplificato e quasi caricaturalmente complottista. È vero: raffigura l’Italia, l’Europa, il mondo prigionieri di un pugno di maghi della finanza, di poteri forti arroganti, di corrotti. Purtroppo i partiti del sistema, europeisti, tradizionali hanno fatto ben poco per dissipare queste ombre. A Roma tutti sanno che se Marino dovesse dimettersi dopo gli scandali di Mafia Capitale, il prossimo inquilino del Campidoglio potrebbe essere un rappresentante dei 5 Stelle. Sanno che Grillo potrebbe mietere consensi trasversalmente. Sanno che, finché l’area della protesta antisistema sarà così estesa, stabile radicata, alimentata dall’inettitudine altrui, non sarà un’apparizione in più o in meno di Grillo in un social network o in televisione a stabilire se il suo partito avrà un futuro.
Abbiamo sbagliato perché i media tendono a scambiare l’apparenza per la realtà. La realtà non è il pasticcio che i grillini fanno sui blog ma è un movimento che nasce dal «vaffa» e arriva ad essere il secondo partito, con la concreta possibilità di arrivare al ballottaggio in elezioni nazionali impostate sull’Italicum. La realtà è che se fino a qualche anno fa sarebbe apparso impossibile che l’elettorato di destra potesse votare Grillo, l’ultima tornata elettorale dimostra che invece è possibile. E che è possibile anche l’inverso. Poi certo il Movimento 5 Stelle potrà, anzi quasi certamente avverrà così, perdere le elezioni. Ma le elezioni si perdono e si vincono, mentre l’area dell’antisistema è forte, articolata, variegata, arrabbiata, tutt’altro che domata. Si è anche appannato il potenziale di novità rappresentato da Renzi, una novità che soltanto un anno fa aveva neutralizzato l’irresistibile ascesa di Grillo. Oggi bisognerà fare i conti con questa realtà. Con un elettorato sempre meno irretito nei lacci della tradizione e delle distinzioni classiche. Con una crisi che morde ancora, anche se i pronostici dicono che siamo nel miglioramento e che forse il peggio è alle nostre spalle. I Comuni e le Regioni dovranno abituarsi alla presenza di questo terzo soggetto forte e coriaceo. Non sarà una battuta a cancellarlo. E nemmeno tanto sfoggio di simpatia e gioventù.