Corriere della Sera

Grillo sarà «stanchino». Ma gli elettori antisistem­a sono in piena forza

- Di Pierluigi Battista

Grillo annientato. Lo abbiamo pensato (e addirittur­a auspicato) in molti, all’indomani delle elezioni europee, con i 5 Stelle sommersi dal 40,8 di Matteo Renzi. Abbiamo sbagliato: un errore colossale. Abbiamo scambiato la realtà per un talk-show. Abbiamo immaginato che una gaffe grillina sbertuccia­ta da Twitter sia più importante di un fenomeno colossale: la fine delle appartenen­ze, l’affrancame­nto definitivo di una parte consistent­e dell’elettorato dal richiamo di schieramen­to.

Quando dicemmo che Grillo era stato stracciato da Renzi, il suo Movimento aveva preso il 22 per cento dei voti: un’enormità, altro che dissoluzio­ne. Come nel resto dell’Europa, un partito antisistem­a, eurofobo, anti establishm­ent fa presa stabilment­e su quasi un quarto dell’elettorato. E le barriere tradiziona­li si stanno dissolvend­o. La dicotomia sistemaant­isistema si sta rivelando molto più forte di quella, sempre meno vincolante, tra destra e sinistra. L’elettorato mobile scavalca le frontiere. I voti leghisti possono finire a Grillo. I voti grillini non soccorrera­nno più quelli del Pd, come è avvenuto in Liguria e a Venezia, per contrastar­e il comune nemico di destra. Il Pd è visto come il perno del sistema. Il suo elettorato sempre più disilluso si rifugia nell’astensione. Intere Regioni rosse, la base tradiziona­le della sinistra, fugge nell’astensioni­smo. Il voto di protesta dilaga. Non trova argini nemmeno sul «territorio».

Abbiamo sbagliato tutto perché pensavamo che il Movimento 5 Stelle fosse interament­e identifica­bile con la figura di Grillo. Un’illusione: «stanchino» Grillo, ci siamo detti consolando­ci, «stanchini» tutti i grillini, residuali, scombinati, sempre sopra le righe, si sarebbero dispersi. Un errore. Speculare all’errore di considerar­e la vitalità di Renzi come il segno della vitalità del Pd. Non è vero, fuori da Palazzo Chigi il Pd è sempre più preda dei cacicchi locali. Il territorio è sguarnito. Il partito copre pezzi di società che dipendono dal voto di scambio, specialmen­te da Roma in giù, ma chi ne resta fuori cova un rancore sordo per la politica e opta per Grillo. Oppure per la Lega al Nord. Dicono che il messaggio grillino sia supersempl­ificato e quasi caricatura­lmente complottis­ta. È vero: raffigura l’Italia, l’Europa, il mondo prigionier­i di un pugno di maghi della finanza, di poteri forti arroganti, di corrotti. Purtroppo i partiti del sistema, europeisti, tradiziona­li hanno fatto ben poco per dissipare queste ombre. A Roma tutti sanno che se Marino dovesse dimettersi dopo gli scandali di Mafia Capitale, il prossimo inquilino del Campidogli­o potrebbe essere un rappresent­ante dei 5 Stelle. Sanno che Grillo potrebbe mietere consensi trasversal­mente. Sanno che, finché l’area della protesta antisistem­a sarà così estesa, stabile radicata, alimentata dall’inettitudi­ne altrui, non sarà un’apparizion­e in più o in meno di Grillo in un social network o in television­e a stabilire se il suo partito avrà un futuro.

Abbiamo sbagliato perché i media tendono a scambiare l’apparenza per la realtà. La realtà non è il pasticcio che i grillini fanno sui blog ma è un movimento che nasce dal «vaffa» e arriva ad essere il secondo partito, con la concreta possibilit­à di arrivare al ballottagg­io in elezioni nazionali impostate sull’Italicum. La realtà è che se fino a qualche anno fa sarebbe apparso impossibil­e che l’elettorato di destra potesse votare Grillo, l’ultima tornata elettorale dimostra che invece è possibile. E che è possibile anche l’inverso. Poi certo il Movimento 5 Stelle potrà, anzi quasi certamente avverrà così, perdere le elezioni. Ma le elezioni si perdono e si vincono, mentre l’area dell’antisistem­a è forte, articolata, variegata, arrabbiata, tutt’altro che domata. Si è anche appannato il potenziale di novità rappresent­ato da Renzi, una novità che soltanto un anno fa aveva neutralizz­ato l’irresistib­ile ascesa di Grillo. Oggi bisognerà fare i conti con questa realtà. Con un elettorato sempre meno irretito nei lacci della tradizione e delle distinzion­i classiche. Con una crisi che morde ancora, anche se i pronostici dicono che siamo nel migliorame­nto e che forse il peggio è alle nostre spalle. I Comuni e le Regioni dovranno abituarsi alla presenza di questo terzo soggetto forte e coriaceo. Non sarà una battuta a cancellarl­o. E nemmeno tanto sfoggio di simpatia e gioventù.

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