La vicenda
Una sentenza della Cassazione mette in evidenza una lacuna della nuova legge sul falso in bilancio.
Secondo i magistrati, la nuova legge rischia di eliminare dai profili di reato i casi nei quali si dichiara di possedere qualcosa stimato a valori infondati
Una sentenza della Cassazione, annullando ieri sera la condanna per bancarotta a 6 anni e 9 mesi dell’ex sondaggista di Berlusconi, Luigi Crespi, avverte in controluce che la nuova legge sul falso in bilancio, in vigore da appena 48 ore, non solo non sarà in grado di punire quasi più alcun serio caso di falso in bilancio, ma anche che sta già iniziando a falciare i processi in corso. Con il paradosso quindi che la nuova legge, rivendicata dal governo Renzi come ripristino della portata penale del reato depotenziato nel 2002 da Berlusconi, ha invece l’effetto pratico contrario di cancellare anche quel poco che era rimasto.
Tutta colpa di quattro parole — «ancorché oggetto di valutazioni» — che in marzo un emendamento governativo eliminò dall’iter di approvazione della norma, lasciando fuori dal perimetro di ciò che è reato i casi più frequenti e insidiosi di falso in bilancio: che ovviamente non sono quelli grossolani nei quali si comunica di avere ciò che palesemente non