Corriere della Sera

Obama, Stevie Wonder e quel party contestato

- Di Massimo Gaggi

Dopo uno dei soliti, noiosi giorni passati nei pressi dei campi da golf dove Barack Obama si rilassa nel fine settimana, sabato scorso il pool dei cronisti della Casa Bianca che segue sempre il presidente, alle 17.30 è stato congedato: «Potus (sta per President of the United States) e la First Lady restano a casa, serata privata». Ma, a notte fonda, cominciano ad arrivare tweet e immagini degli ospiti della Casa Bianca che raccontano di una festa sontuosa: il campione di football Russell Wilson, quarterbac­k dei Seattle Seahawks, mette su Instagram una foto sua e della fidanzata Ciara: «Serata danzante. Prince e Stevie Wonder cantano per noi. Grazie presidente, grazie Michelle». Il giorno dopo, l’abituale briefing del portavoce di Obama, Josh Earnest, è incandesce­nte: Perché non ci hai detto nulla? «Perché era un evento privato». Privato? C’erano centinaia di ospiti: banchieri, attori, stilisti («Page Six», la rubrica di gossip del New York Post, ha scritto che nella East Room c’erano 500 persone ad ascoltare successi di Prince come Kiss e Purple Rain e i duetti con Stevie Wonder). Tra gli ospiti, musicisti come Bon Jovi e James Taylor, politici, attori, star della moda e finanzieri. «Non c’era nulla di pubblico nell’evento» replica Earnest che cerca di buttarla sullo scherzo: «Siete irritati perché non siete stati invitati?». Non funziona: Gli Obama hanno pagato di tasca loro? «Certo, hanno pagato tutto loro». Una festa così imponente? Il cibo, i servizi, anche la sicurezza? Quanto hanno speso? «Tutto, ma non ho cifre né dettagli». Non può essere vero, lo sanno tutti. Per adesso finisce. Inconvenie­nti della «trasparenz­a totale».

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Casa Bianca Barack Obama con Stevie Wonder durante un evento del 2009 (Epa/Ron Sachs)

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