Gli stranieri caricati sul pullman della Croce Rossa e riportati in paese Due fermi per resistenza
La terza alba sugli scogli di Ventimiglia si chiude con grida e qualche spintone di troppo, cinquanta migranti accompagnati un po’ bruscamente in paese, tre poliziotti contusi e due eritrei fermati per resistenza a pubblico ufficiale.
La forze dell’ordine ieri mattina hanno deciso di intervenire, ma non per sgomberare quei duecento metri di sassi sul mare diventati l’enclave della disperazione, il simbolo dell’incapacità dell’Europa di parlare la stessa lingua del diritto, ma solo per liberare l’aiuola antistante. Un fazzoletto di pineta mediterranea, accanto agli archi del ponte della ferrovia, diventato rifugio soprattutto per le donne e per chi cercava di alleviare i disagi di vivere, mangiare e dormire su letti di pietra.
L’operazione è scattata alle 7 e mezza del mattino, regalo inaspettato per telecamere e obiettivi in cerca di emozioni. Gli stranieri sono stati spinti dentro il pullman della Croce Rossa e portati in stazione a Ventimiglia. Perfino i volontari ci sono rimasti male, nessuno li aveva avvertiti che il loro mezzo, a disposizione per chi vuole allontanarsi dalla frontiera di Ponte San Lodovico, fosse utilizzato per operazioni di polizia. E con una nota ufficiale hanno preso le distanze.
Il centinaio di irriducibili è invece rimasto lì, a cantare «No go back» , non torniamo indietro.
L’azione