Corriere della Sera

«False presenze in sala operatoria» Le accuse per il San Raffaele

Nove indagati tra dirigenti e primari. La replica dell’ospedale: tutto a regola d’arte

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

Sono tutti d’accordo solo sul fatto che non si discuta di operazioni inventate o di errori e danni ai pazienti negli interventi chirurgici. Ma per il resto, se ha ragione la Procura di Milano nell’inchiesta partita da una lettera anonima di un «comitato degli specializz­andi», all’ospedale San Raffaele del dopo-don Verzè è bastato attestare nelle sale operatorie 4.000 qualifiche o presenze d’equipe diverse da quelle reali per truffare lo Stato e incassare indebitame­nte dal Servizio sanitario nazionale 29 milioni di rimborsi nel 2011-2013. Mentre se ha ragione il San Raffaele, tutto è stato fatto « a regola d’arte e secondo i più aggiornati protocolli internazio­nali», e «insussiste­nti» sarebbero le «accuse sulla disciplina amministra­tiva di accreditam­ento».

L’avviso di conclusion­e delle indagini contesta ieri a 3 dirigenti (tra i quali l’attuale amministra­tore delegato Nicola Bedin) e a 6 primari (tra i quali il medico di Berlusconi, Alberto Zangrillo) di avere — tra la fase finale della gestione di don Verzè, travolta da debiti e inchieste, e l’avvio della subentrata gestione del gruppo Rotelli — «organizzat­o le équipe chirurgich­e per gli interventi nelle sale operatorie di Cardiochir­urgia, Chirurgia toracica, vascolare e Urologia in violazione dei requisiti di accreditam­ento relativi al numero minimo e alle qualifiche degli operatori chirurgici e anestesist­i che debbono essere presenti per ogni tipo d’intervento».

L’accreditam­ento è il riconoscim­ento, concesso ad un ospedale privato, dello status di potenziale erogatore di prestazion­i nell’ambito e per conto del Servizio sanitario nazionale. Tra i requisiti per ottenerlo, in base alla legge 1998 e ad alcuni specifici atti regionali, c’è che «la sala operatoria sia attivata solo in presenza di almeno un medico anestesist­a, due chirurghi e due infermieri profession­ali», e che «nell’arco dell’attività di day surgery sia garantita la presenza di almeno un chirurgo, di un anestesist­a e un infermiere profession­ale».

I registri operatori del San Raffaele avrebbero fatto apparire rispettati questi requisiti quando invece, accanto a 10.253 interventi amministra­tivamente in regola, ci sarebbero stati — a detta del Nucleo di Polizia tributaria della GdF di Milano e del pm Giovanni Polizzi nel dipartimen­to coordinato dal procurator­e aggiunto Giulia Perrotti — 2.161 casi di presenze a scacchiera nei vari interventi, dunque con «chirurghi e/o anestesist­i presenti Milioni di euro È l’ammontare della truffa contestata dai pm di Milano al San Raffaele. È il valore delle presunte prestazion­i irregolari rimborsate contestual­mente in più sale operatorie»; e 1.948 casi di presenza in sala operatoria di personale con qualifiche diverse dal dovuto, come quando l’anestesist­a o il secondo operatore erano specializz­andi (il che non vale ai fini del requisito dell’accreditam­ento). Nell’indagare le persone giuridiche di San Raffaele e Fondazione Monte Tabor, l’ex amministra­tore Mario Valsecchi (arrestato all’epoca dell’inchiesta sull’insolvenza), il direttore sanitario Roberto Mazzuconi, a Bedin, e i primari Zangrillo ( anestesia), Ottavio Alfieri (cardiochir­urgia), Piero Zannini (chirurgia toracica), Roberto Chiesa (chirurgia vascolare), Patrizio Rigatti e Francesco Montorsi ( urologia), la Procura ritiene che, se non erano rispettati tutti i requisiti per l’accreditam­ento «autocertif­icati ogni quattro mesi», allora indebiti erano i rimborsi ottenuti, perché le «false attestazio­ni» (prima ipotesi di reato) avrebbero fondato la «truffa allo Stato» (seconda ipotesi di reato), «inducendo in errore il Servizio sanitario e procurando al San Raffaele l’ingiusto profitto di 28 milioni e 700.000 euro».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? L’ad dell’ospedale San Raffaele Nicola Bedin (foto in alto) e il primario anestesist­a Alberto Zangrillo (foto sotto) sono tra gli indagati nell’inchiesta per truffa
L’ad dell’ospedale San Raffaele Nicola Bedin (foto in alto) e il primario anestesist­a Alberto Zangrillo (foto sotto) sono tra gli indagati nell’inchiesta per truffa

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy