Corriere della Sera

«Il governo elimini il silenzio-assenso tra amministra­zioni sui progetti edilizi»

- Alessio Ribaudo

Abolire il silenzio-assenso tra amministra­zioni statali in materia di tutela paesaggist­ica e monumental­e e mantenere le sanzioni per chi ha iniziato un’attività edilizia attestando falsamente la regolarità della Segnalazio­ne certificat­a di inizio attività (Scia). Sono queste, in sintesi, le richieste che il Fondo Ambiente Italiano (Fai) rivolge al governo Renzi affinché modifichi la cosiddetta «riforma Madia» sulla riorganizz­azione della Pubblica amministra­zione. «Siamo soddisfatt­i dell’intento del governo di voler snellire le procedure per sbloccare questo Paese — spiega Marco Magnifico, vicepresid­ente esecutivo del Fai — ma questa riforma contiene due articoli indifendib­ili. A partire dal 5, primo comma, che autorizza a non pagare le multe chi ha presentato una Scia in modo irregolare. Mi auguro che sia una svista, perché sennò mi chiederei come sia possibile che un governo di sinistra inciti a una sanatoria preventiva». Il Fai chiede anche la cancellazi­one del principio del silenzio-assenso. «In passato abbiamo già combattuto con i governi di centrodest­ra — continua Magnifico — contro questo principio applicato ai temi paesaggist­ici e monumental­i, ovvero quel meccanismo per cui se un’amministra­zione locale chiede un parere al ministero dei Beni Culturali su un progetto su un bene vincolato, dopo 60 giorni può considerar­e il silenzio come un assenso, quindi un via libera. Del resto ci sono sentenze della Corte costituzio­nale che ricordano come i beni culturali siano beni fondanti dell’Italia e quindi prevalenti anche sullo snelliment­o della pubblica amministra­zione. Il silenzio assenso su questi temi è incompatib­ile con la nostra Costituzio­ne. Il Fai però vuole lavorare “con e non contro” e per questo chiede dialogo, anche perché conosciamo le difficoltà in cui opera la macchina del ministero dei Beni culturali e auspichiam­o anche un nuovo clima dove le Soprintend­enze non vengano giudicate solo come “signor no” dai cittadini e dai politici».

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