«Wame, progetti in campo per sostenibilità e ambiente»
Una grigliata all’aperto o nel camino è un piacere, sembra persino un ritorno alla natura. Ma nelle ampie zone del pianeta in cui ogni giorno si cucina sul fuoco aperto, con la pentola poggiata su tre sassi, o sul braciere di carbonella nell’abitazione, le conseguenze sono drammatiche. L’Oms ha calcolato che queste prassi, che riguardano il 38% della popolazione mondiale, sono causa di disturbi respiratori e altre patologie che determinano morte prematura per 3,5-4,3 milioni ogni anno. Il combustibile, con l’aumento delle popolazioni, è sempre meno a portata di mano. In molte zone aride gli abitanti, generalmente donne e bambine, camminano ore per andare a procurarsi la fascina. Ore tolte alla cura dei figli, alla scuola, al lavoro. Una prassi che accelera deforestazione e desertificazione. Modi migliori per cucinare sono a portata di mano. Sono racchiusi sotto l’etichetta «clean cooking», cucinare in modo pulito. Ma occorre un aiuto iniziale volto a creare condizioni per un percorso autonomo e sostenibile. Come minimo, introdurre una stufa che racchiuda la combustione: il fuoco diventa più efficiente, si risparmia combustibile, si riduce l’inquinamento. Un passo avanti è la stufa «migliorata», con tecniche per una combustione più efficiente, come l’involucro di materiale isolante e il tubo d’uscita; si sperimenta anche con una combustione senza ossigeno (pirolisi). Così si arriva a ridurre il consumo fino a un quarto rispetto al fuoco aperto. La produzione di stufe può essere tutta locale per i modelli semplici, contenere fasi di montaggio e manutenzione locale anche per i modelli più avanzati. Le soluzioni devono però essere adatte alla cultura locale. Ci sono esempi affascinanti nella varietà di progetti inviati in risposta al bando lanciato dall’associazione Wame (World access to modern energy), nata a Milano proprio per portare all’Expo il tema dell’accesso universale all’energia pulita e sostenibile (www.wame2015.org). Pippo Ranci Wame